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Trascrizione e traduzione dell'intervento di Tina Minkowitz a cura di Erveda Sansi
http://webtv.un.org/ : al minuto 38:30 l'intervento di Tina Minkowitz
Grazie. Grazie Michelle e grazie per l'invito al meeting. Affronterò le due questioni allo stesso tempo, poiché nel mio intervento non posso veramente separarle. Quindi inizio a mettere in discussione l'impostazione di questo argomento. La salute mentale è un concetto controverso e vago, perché è collegato a giudizi sociali e interpersonali, su modi desiderabili e indesiderabili di essere nel mondo ed è collegato a regimi brutali di detenzione arbitraria e di tortura, che violano i diritti umani, e che sono radicati nella legge nazionale e nella pratica sociale. Questi regimi provengono dal Nord del mondo e vengono esportati attraverso il colonialismo e l'imperialismo al Sud del mondo, e violano i diritti umani ovunque. Non è possibile separare il concetto di salute mentale dalle pratiche, dagli atteggiamenti e dal personale, che sono associati a queste violazioni dei diritti umani.
In effetti, gli psichiatri e gli altri professionisti della salute mentale, sono considerati soggetti rappresentativi, che devono essere consultati e soddisfatti, nel momento in cui vengono promossi degli standard sui diritti umani nella salute mentale.
Sono visti come esperti, nonostante siano, come comunità professionali, autori di gravi violazioni, caratterizzate da detenzione arbitraria e tortura. Queste violazioni devono essere fermate e risarcite, attraverso un processo guidato dai sopravvissuti e diretto da organi dello Stato correlati ai diritti umani e alla giustizia, non dal settore sanitario, davanti a cui tali professioni possano svolgere un vantaggioso ruolo sociale. Riconosco che individualmente alcuni possano dissentire rispetto alle loro professioni, diventando alleati dei sopravvissuti. Diventare un alleato dipende dalle azioni e da come tali azioni vengono accolte dalla comunità che ha subito i danni. Il concetto di salute mentale è problematico, al di là del suo collegamento alle violazioni dei diritti umani.
In quanto al settore, dipende dall'aver assegnato a certe professioni come psicologia e medicina, le competenze su come vivere con la nostra umanità in quanto individui e su come relazionarci con gli altri e nella comunità. Tuttavia persone comuni, così come altre discipline quali filosofia, religioni, pratiche spirituali, medicina naturale, pratiche di guarigione tradizionali ecc., hanno punti di vista ugualmente validi sul modo di vivere umanamente, e sulla ricerca del benessere.
A tale riguardo, rivendicare i nostri poteri non è la stessa cosa che incorporare queste altre pratiche e discipline, come diritto alla salute mentale. Incorporandole, si lascerebbero le professioni psicologiche e mediche al comando, e non si riuscirebbe a mettere in dubbio l'egemonia dei concetti relativi a modi buoni e cattivi di esprimere l'umanità, che possono essere etichettati come salute contro malattia, o condizione di salute. Scoprire il proprio dolore e il bisogno di guarigione, i propri schemi che causano angoscia e distruzione, è un processo arduo e privato, e non dipende da alcuna competenza particolare, ma piuttosto da ciò che funziona per un determinato individuo.
È quindi necessario rompere l’egemonia delle professioni della salute mentale, rendendo democratici i concetti che utilizziamo e la politica che sviluppiamo su come vogliamo promuovere un senso di benessere negli individui, nelle comunità e nelle società. Rispettare i diritti umani, - eliminando tutte le fonti di dolore e di sofferenza di origine umana, comprese la detenzione arbitraria e la tortura, così come la povertà causata dallo sfruttamento e dalla massiccia disuguaglianza, dalle guerre, dai disastri climatici e da molto altro ancora, con la logica e il buon senso, - sono necessari per il benessere individuale e collettivo. Ciò non significa che possa essere sussunto nel diritto alla salute in nome dei determinanti sociali. Facendo ciò, si mettono queste comunità professionali al posto di guida di tutta la politica sociale, il che è manifestamente assurdo. Si finisce anche per privilegiare i professionisti della salute mentale e i loro servizi come rappresentanti per l’eliminazione delle violazioni dei diritti umani, che dispensano così le proprie violazioni da un controllo esterno.
La CRPD [Convenzione delle Nazioni Unite per le Persone con Disabilità] invece, crea leggi vincolanti, obblighi vincolanti nel diritto internazionale per gli Stati parti, che sono quasi tutti Stati membri delle Nazioni Unite. Questi includono la riforma della capacità giuridica, l’eliminazione della tutela e della sostituzione nel processo decisionale degli adulti, l’abrogazione delle leggi sul trattamento e l’ospedalizzazione obbligatori, il rilascio immediato di chiunque sia sottoposto a tali regimi e l’adozione di leggi e politiche positive, al fine di eliminare la discriminazione in tutti i settori della vita, e di garantire alle persone con disabilità un adeguato standard di vita e il pieno godimento dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, su base di uguaglianza con gli altri.
Le Linee Guida sulla deistituzionalizzazione, rappresentano oggi il più importante approccio omnicomprensivo al pieno godimento dei diritti delle persone con disabilità psico-sociali e dei sopravvissuti alla psichiatria, perché tengono conto delle forme di discriminazione di cui sono vittime le persone che hanno lasciato queste istituzioni, e che ora non solo devono affrontare le perdite derivanti da abusi traumatici e un periodo di segregazione dalla comunità con tutte le implicazioni economiche, civili e politiche come la perdita del lavoro, dell’alloggio, delle opportunità educative, della custodia dei figli, dei documenti di identità, ecc., ma devono anche affrontare la discriminazione diretta e indiretta nella ricerca di lavoro, di alloggio, di istruzione e nello stabilire nuovi legami o ristabilire quelli vecchi. Le Linee guida per la deistituzionalizzazione adottano un approccio esplicitamente risarcitivo, rispondendo alla richiesta di risarcimento per la psichiatria obbligatoria, che è un tema di lunga data della comunità dei sopravvissuti.
Un approccio risarcitivo permea le Linee guida, non solo attraverso un processo formale guidato dallo Stato, sul dire la verità, sulla giustizia individuale e sulla responsabilità dell’autore del reato, ma anche attraverso un approccio alla deistituzionalizzazione come insieme di azioni volte a eliminare la pratica ingiusta dell’istituzionalizzazione, prestando attenzione al nocciolo dei principi della Convenzione, così come il rispetto della capacità giuridica e della centralità dei titolari dei diritti come protagonisti dei cambiamenti, sia sistematico che della loro vita personale. Quando i nostri problemi vengono affrontati ai sensi della CRPD, siamo nei limiti stabiliti da quel trattato che abbiamo contribuito a creare, e sono lì a prevenire opinioni svincolate sulle disabilità psicosociali, compresi gli stereotipi nel campo della salute mentale.
Ad esempio, lo scopo dell'utilizzo della migliore interpretazione relativa allo standard riguardante la capacità giuridica, se affrontato nel contesto della salute mentale e dei diritti umani come avviene sotto la guida dell’OHCHR/OMS [Alto Commissariato delle Nazioni Unite/Organizzazione Mondiale della Sanità], tratterà le opinioni dei sopravvissuti e delle persone con disabilità psicosociali come mera opinione, da bilanciare con altre opinioni che hanno il privilegio di rimanere non identificate. Nel contesto della CRPD, i nostri diritti umani non sono negoziabili. Le Linee guida per la deistituzionalizzazione richiedono espressioni affermative di consenso libero e informato nel contesto della salute mentale, per prevenire il trattamento obbligatorio, che ne preclude l’uso della migliore interpretazione.
Quindi mi è stato chiesto di concludere e menzionerò un'ultima cosa. Secondo le Linee guida per la deistituzionalizzazione esiste anche l’obbligo, non solo di rifiutare una risposta di intervento coercitivo alla crisi individuale, ma anche di rifiutare qualsiasi approccio alla crisi come problema medico, che richiede un trattamento. Invece, i bisogni di supporto delle persone che stanno sperimentando una crisi o una disabilità psicosociali, sono descritti senza il gergo della salute mentale, riferendosi a persone che sperimentano disagio o percezioni insolite e hanno bisogno di supporto durante la crisi, supporto nel prendere decisioni, supporto per guarire da un trauma e altro supporto necessario per vivere nella comunità e godere della solidarietà e della compagnia. Gli Stati devono fornire opzioni di supporto per questi bisogni come servizi primari, al di fuori del sistema sanitario e senza una diagnosi di salute mentale.
Inoltre, gli Stati devono garantire che i servizi sanitari non incorporino un modello medico di disabilità: a mio avviso questo implica il non utilizzo di diagnosi psichiatriche, o un approccio basato sulla malattia, in nessun servizio di salute mentale che viene offerto. Le Linee guida alla deistituzionalizzazione limitano inoltre severamente la portata dell'influenza del settore della salute mentale sul processo decisionale riguardante i piani e le strategie della deistituzionalizzazione, inclusa la progettazione dei processi di risarcimento, e al contrario incrementano quella dei sopravvissuti.
Niente di tutto ciò significa che non venga mai fatto nulla di valore in nome dei diritti umani. Quando i sopravvissuti cooperano nel creare degli standard, anche se in un contesto compromesso, si trovano perle degne di nota. Ma meritiamo di meglio e di più; ai sensi della CRPD abbiamo il diritto di avere tutto.
Grazie per il tempo.
Traduzione a cura di Erveda Sansi
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