lunedì 10 settembre 2018

Materiali di Resistenza: L'Attivismo di Don Weitz - Resistance Matters: The Activism of Don Weitz by Irit Shimrat

Irit Shimrat and Don Weitz

by Irit Shimrat
Ho passato gran parte degli ultimi anni a scrivere e editare Resistance Matters: An Antipsychiatry Activist Speaks Out (Materiali di resistenza: un attivista antipsichiatrico dice la sua), che documenta la lunga e intensa carriera di attivista di Don Weitz, il nonno dell'antipsichiatria canadese. Ho pensato che ai lettori di Mad in America sarebbe piaciuto sapere in anticipo qualcosa sul contesto e sul contenuto di Resistance Matters.
Nel 1951, quando Don aveva 21 anni, i suoi genitori hanno reagito alla sua crisi esistenziale di identità, facendolo internare, prima all'ospedale Austen Riggs e poi all'ospedale McLean (entrambi situati nel Massachusetts, USA). Al McLean, dove è rimasto recluso per quindici mesi, Don è stato sottoposto, in modo coercitivo, a 110 "trattamenti" di shock insulinico da sub-coma. Dopo la sua liberazione, è diventato uno psicologo istituzionale, sperando di poter attuare delle riforme in strutture come quella in cui era stato torturato attraverso la psichiatria, ma dopo quindici anni di lavoro, si è reso conto che il cambiamento non sarebbe mai avvenuto dall'interno del sistema e si è unito al nascente Mental Patients Liberation Movement (Movimento di liberazione degli utenti psichiatrici).

Negli anni '70, ispirato da una visita alla Vancouver’s Mental Patients Association, Don, insieme al suo amico Alf Jackson, fondò l'Ontario Mental Patients Association, che in seguito cambiò il suo nome in On Our Own (Da se stessi) - il primo gruppo di auto-aiuto autonomo dell'Ontario per sopravvissuti psichiatrici.
"On Our Own", spiega Don, "ha aiutato i sopravvissuti a sviluppare le capacità sociali, pratiche e professionali che avevano perso attraverso l'oppressione psichiatrica. Il nostro drop-in gestito democraticamente era un luogo sicuro e di responsabilizzazione, e la nostra newsletter forniva uno sbocco per le testimonianze e la creatività, che era stata soffocata dal sistema della "salute mentale".
Nel 1980, Don e la sua allora compagna Carla McKague, avvocato per l’ambito della salute mentale e sopravvissuta agli elettroshock, fondarono una rivista nazionale: Phoenix Rising: The Voice of the Psychiatrized (Phoenix si solleva: La voce degli psichiatrizzati). Di Phoenix Don scrive:
"Fu Carla a pensare al nome. A Phoenix, i sopravvissuti psichiatrici poterono finalmente raccontare le loro storie di abusi e emarginazioni, e di come sopravvissero e si ristabilirono dalla devastazione del "trattamento" psichiatrico. Ogni numero includeva sezioni chiamate "Scrivi di" (lettere all'editore), "Mad News", "Shock Waves" ("Onde shock", sull'elettroshock), "Phoenix Pharmacy" (sugli psicofarmaci) e “Rights and Wrongs” (sulle questioni legali e i diritti umani). Abbiamo pubblicato un elenco di medici che effettuavano gli shock; abbiamo nominato medici specifici e le loro affiliazioni ospedaliere. Abbiamo avuto problemi se temi particolari come la povertà, l'alloggio, il lavoro, la difesa, i diritti dei prigionieri e l'oppressione psichiatrica di donne, bambini, anziani e persone gay e lesbiche. E naturalmente abbiamo sempre presentato l'arte e la poesia dei sopravvissuti, in una sezione intitolata "Fuori dalle ceneri". In tutto, tra il 1980 e il 1990, abbiamo prodotto trentadue numeri di Phoenix Rising. Abbiamo ottenuto finanziamenti da singoli donatori e talvolta dal governo, ma non abbiamo mai sollecitato o accettato denaro da nessuno del sistema della "salute mentale", perché eravamo contrari. Il prezzo della singola rivista e degli abbonamenti, era modesto, ma i reclusi psichiatrici, così come gli incarcerati, ricevevano la rivista gratuitamente. L'unica ragione per cui ci siamo fermati, era perché la gente che vi lavorava era sovraffaticata: la costante ricerca di finanziamenti e le lunghe ore di lavoro per un salario molto basso, alla fine hanno avuto il loro costo”.
Prima di incontrare Don, nel 1986, pensavo di essere l'unica persona al mondo a non credere nella "schizofrenia" (che mi era stata diagnosticata), che si rendesse conto che la "specialità medica" della psichiatria era completamente falsa. La scoperta che non ero sola su questi punti di vista, e il mio lavoro successivo come editore della rivista, mi sono stati di enorme aiuto perché mi riprendessi dalla devastante "terapia psichiatrica".
Quando adesso guardo a Phoenix - per fortuna tutti i numeri possono essere letti sul sito web Psychiatric Survivor Archives di Toronto mi stupisco della bellezza e della potenza della rivista. E non solo per le notevoli capacità dei designer di Phoenix. Ciò che ha reso Phoenix così spettacolare è stata la brillantezza dei collaboratori e la posizione etica intransigente della rivista contro l'oppressione psichiatrica. Io e Don speriamo entrambi che io (o qualcun altro o, idealmente, molti), sia interessata a produrre pubblicazioni simili in futuro; che la Phoenix risorga.
Nel 1983, Don, Bonnie e alcuni altri sopravvissuti psichiatrici, hanno fondato la Ontario Coalition to Stop Electroshock (Coalizione dell'Ontario per fermare l'elettroshock). Nel 1988, lui e Bonnie Burstow hanno fondato Resistance Against Psychiatry e pubblicato l'antologia Shrink Resistant: The Struggle Against Psychiatry in Canada (New Star Books).
Nel 1994, Don ha fondato "ShrinkRap" (in seguito chiamato "Anti-Psychiatry Radio" - vedi qui), che per i successivi sedici anni ha presentato le opinioni e il lavoro di sopravvissuti alla psichiatria e di attivisti. Nel 2003, lui e Bonnie hanno co-fondato la Coalition Against Psychiatric Assault. Don ha organizzato e partecipato a innumerevoli manifestazioni e proteste, e più di una volta è stato arrestato e accusato di atti di disobbedienza civile.
Fu Don che per primo mi fece capire il potere di parlare contro l'ingiustizia, di unirsi ad altri sopravvissuti alla psichiatria per raccontare, registrare e pubblicizzare le nostre storie, e per mostrare i nostri talenti e le nostre abilità - piuttosto che accettare il giudizio degli psichiatri che ci giudica inadeguati, incapaci e ammalati. Don è stato il primo a darmi non solo un forum per le mie idee ma, cosa ancora più importante, l'opportunità di incoraggiare gli altri a uscire dall'ombra e trovare la propria voce. Soprattutto, è stato Don a insegnarmi il valore della resistenza.
Anche se la psichiatria continua a danneggiare i cervelli, i corpi, i cuori, le anime e le menti di coloro che cattura, sempre più persone si stanno rendendo conto che la psichiatria non ha basi scientifiche e che gran parte di ciò che viene fatto in nome della "salute mentale" si riduce alla privazione dei diritti umani fondamentali. Ogni libro, ogni sito web e mailing-list, ogni lettera all'editore che dice la verità sulla psichiatria sveglia sempre più persone su questa faccenda.
È un privilegio e un onore per me essere stata incaricata di redigere ed editare la pubblicazione Resistance Matters. Don ha accumulato una quantità enorme di scritti nel corso degli anni, e mi ha chiesto di scegliere tra centinaia di pezzi per creare un insieme coerente. Il processo di selezione era sconsolante. Ho dovuto lasciare fuori molti pezzi importanti, e spero che quelli che ho scelto rendano giustizia della portata e dell'intensità dell'attivismo di Don, della durata di quasi mezzo secolo. Il lavoro di tagliare i lunghi articoli per ottenerne dimensioni gestibili, preservandone passione e intento, è stato bello ma difficile, così come lo è stato il processo di selezione. Non avrei mai potuto gestire nessuno di questi lavori senza il paziente e generoso aiuto di Elaine Hutchinson, Suzanne Johnson, Initially NO, Dale Hammell, Ronda E. Richardson, Tom Sandborn, Diana Girsdansky e Cheryl Michaels.
Di Don è stato pubblicato moltissimo, e gran parte del suo lavoro può essere trovato online e in varie antologie e riviste. Sebbene la maggior parte dei pezzi che comprendono Resistance Matters non siano stati pubblicati in precedenza, ho incluso anche materiale importante che è stato pubblicato, ma letto poco.
Evidentemente Don Weitz continuerà a scrivere e a lottare per la giustizia fino a quando potrà, perché, come ha detto una volta alla fine di un'intervista: "Io non starò zitto. Non posso e non lo farò”. Un attivista che lavora con Don, recentemente lo ha definito "Don Weitz, il coniglio energizzante [il coniglietto è icona e mascotte delle pile Energizer n.d.t.] - un simbolo commerciale di determinazione inarrestabile.
Come un impetuoso e instancabile guerriero della giustizia sociale, Don non limita il suo attivismo alla lotta contro la psichiatria, ma è anche membro impegnato di lunga data della Ontario Coalition Against Poverty (oalizione contro la povertà dell'Ontario) e dell'organizzazione per la giustizia dei migranti No One Is Illegale (Nessuno è illegale) il cui sito web descrive "un movimento mondiale di resistenza che lotta e si batte per la libertà di rimanere, la libertà di movimento e la libertà di tornare". Entrambi i gruppi sono solidali e in difesa delle lotte indigene per la sovranità e l'autodeterminazione. Entrambi si oppongono al colonialismo, al capitalismo e alla politica oppressiva.
A noi pazienti dei servizi di salute mentale è negata la libertà di stare nelle nostre case e nella nostra comunità quando siamo detenuti coercitivamente negli ospedali e reparti psichiatrici. Una volta reclusi, a molti di noi viene letteralmente negata la libertà di movimento, grazie all'uso onnipresente della psichiatria delle restrizioni fisiche e chimiche. Poi ci viene negata la libertà di essere "dimessi" - la libertà di tornare alle nostre case, ai nostri posti di lavoro, alle nostre vite - a meno che non ci mettiamo in fila.
I sopravvissuti psichiatrici sanno che l'unica via d'uscita dal manicomio, o dall’obbligo dei trattamenti ambulatoriali (trattamento di comunità "assertivo"), è l’assoluta sottomissione. Dobbiamo accarezzare l'ego degli psichiatri dicendo loro che hanno ragione: che comprendiamo che siamo malati e che solo loro possono aiutarci e che ogni giorno, per il resto delle nostre vite, prenderemo gli psicofarmaci che ci hanno prescritto.
Don sa fin troppo bene che la politica della psichiatria è la politica dell'oppressione, e che è soprattutto che la psichiatria è governata dal capitalismo. Una frazione dei miliardi di dollari usati per inventare gli psicofarmaci, per creare i loro mercati e mantenere le strutture che ci costringono ad assumerli, sarebbe più che sufficiente per sradicare il problema della fame e dei senzatetto in tutto il mondo. E resterebbero ancora un sacco di soldi per creare opportunità di gioia, apprendimento, autoespressione creativa, aiuto reciproco e tutte le altre cose buone che la psichiatria si è così intensamente impegnata per eliminarle dalle nostre vite.
Resistance Matters è una risorsa importante, non solo per i sopravvissuti all'oppressione psichiatrica, ma per chiunque abbia a cuore la libertà e la dignità umana. Illustra la guerra che la psichiatria sta conducendo su entrambi di questi, attraverso le "cure" coercitive, pericolose, moralmente falliti e scientificamente illegittime, che gli psichiatri infliggono a un numero sempre crescente di cittadini ignari.
I lettori che non hanno familiarità con la psichiatria, inizieranno a scoprire i terribili danni fatti dagli psichiatri con i loro psicofarmaci e gli altri "trattamenti" e procedure, in particolare l’elettroshock "terapia", le contenzioni fisiche e la reclusione (isolamento). Si parlerà di alcuni dei modi che gli psichiatri utilizzano per distruggere la vita delle persone, colonizzando le loro menti, i loro corpi e i loro spiriti. Impareranno a conoscere in particolare alcuni degli orrori che gli psichiatri e il personale ospedaliero (così come la polizia che risponde alle chiamate della psichiatria) infliggono alle persone di colore, e leggeranno di alcuni dei modi in cui la psichiatria in specifico tratta le donne usando la violenza.
Per quanto riguarda i lettori che, come Don e me e molti di voi, sono stati sottoposti a "trattamento" psichiatrico e reclusione forzata, spero che saranno rincuorati per saperne di più sul numero sempre crescente di persone che capiscono e si preoccupano di cosa hanno passato, e che stanno lavorando per un mondo in cui queste atrocità non devono mai più accadere a nessuno.
Io e Don, insieme a molti altri - non pochi dei quali scrivono anche per Mad in America - immaginiamo un momento in cui il modello di malattia della stranezza e dell'angoscia diventeranno una spiacevole nota a margine della storia della storia umana; quando "alterità" e intensità emotiva saranno chiaramente viste come spirituali, piuttosto che come problemi medici; quando i disturbi fisici attuali e le sensibilità non verranno più erroneamente diagnosticati come sintomi di "malattia mentale". Un tempo in cui le persone di tutte le società avranno imparato ad abbracciare la diversità e a trattare gli altri con tolleranza, anche nei momenti in cui gli estremi del sentimento e dell'espressione rendono gentilezza e compassione troppo difficili.
Con la fortuna e lo sforzo, anche noi che siamo stati quasi uccisi dalla psichiatria, possiamo scoprire le possibilità di lavorare insieme per il cambiamento. Possiamo ritrovare il potere che il sistema ci ha tyolto - o che non abbiamo mai avuto. Possiamo imparare gli uni dagli altri, antichi e nuovi modi di affrontare i problemi della mente, del cuore e del corpo. Credo che, così facendo, potremo rendere il mondo migliore per tutti. Indiscutibilmente, possiamo fare di meglio di quello che fa il cosiddetto sistema di salute mentale. Oppure, con le parole di Don:
Costruendo comunità basate sulla libertà e l'accettazione della differenza, tutti noi possiamo contribuire a porre fine al regno del terrore della psichiatria. È tempo di de-stigmatizzare e rivendicare noi stessi. È tempo di affermare la nostra credibilità. È tempo di festeggiare ed essere orgogliosi delle nostre vittorie e del nostro potere”.
Si prega di notare che Don e io stiamo ancora cercando un editore; tutti i suggerimenti sono ben accetti!

traduzione a cura di Erveda Sansi


Nessun commento:

Posta un commento