Irit Shimrat and Don Weitz |
articolo originale: https://www.madinamerica.com/2018/08/resistance-matters-activism-don-weitz/
by Irit Shimrat
Ho
passato gran parte degli ultimi anni a scrivere
e
editare
Resistance
Matters: An
Antipsychiatry Activist Speaks Out
(Materiali di resistenza: un
attivista antipsichiatrico dice
la sua),
che documenta
la
lunga e intensa
carriera di
attivista
di Don
Weitz,
il nonno dell'antipsichiatria canadese. Ho
pensato
che ai
lettori di Mad
in America
sarebbe
piaciuto
sapere
in
anticipo qualcosa
sul
contesto
e sul
contenuto di Resistance
Matters.
Nel
1951, quando Don aveva 21 anni, i suoi genitori hanno reagito alla
sua crisi esistenziale di identità, facendolo internare, prima
all'ospedale Austen Riggs e poi all'ospedale McLean
(entrambi situati nel Massachusetts, USA). Al McLean, dove è
rimasto recluso per quindici mesi, Don è stato sottoposto, in modo
coercitivo, a 110 "trattamenti" di shock insulinico da
sub-coma. Dopo la sua liberazione, è diventato uno psicologo
istituzionale, sperando di poter attuare delle riforme in strutture
come quella in cui era stato torturato attraverso la psichiatria, ma
dopo quindici anni di lavoro, si è reso conto che il cambiamento non
sarebbe mai avvenuto dall'interno del sistema e si è unito al
nascente Mental Patients Liberation Movement (Movimento di
liberazione degli utenti psichiatrici).
Negli
anni '70, ispirato da una visita alla Vancouver’s Mental
Patients Association, Don, insieme al suo amico Alf Jackson,
fondò l'Ontario Mental Patients Association, che in seguito
cambiò il suo nome in On Our Own (Da se stessi) - il primo
gruppo di auto-aiuto autonomo dell'Ontario per sopravvissuti
psichiatrici.
"On
Our Own", spiega Don, "ha aiutato i sopravvissuti a
sviluppare le capacità sociali, pratiche e professionali che avevano
perso attraverso l'oppressione psichiatrica. Il nostro drop-in
gestito democraticamente era un luogo sicuro e di
responsabilizzazione, e la nostra newsletter forniva uno sbocco per
le testimonianze e la creatività, che era stata soffocata dal
sistema della "salute mentale".
Nel
1980, Don e la sua allora compagna Carla McKague, avvocato per
l’ambito
della
salute mentale e sopravvissuta
agli
elettroshock,
fondarono una rivista nazionale: Phoenix
Rising: The Voice of the Psychiatrized
(Phoenix
si solleva:
La voce degli psichiatrizzati). Di
Phoenix
Don scrive:
"Fu
Carla a pensare al nome. A Phoenix,
i sopravvissuti psichiatrici poterono finalmente raccontare le loro
storie di abusi e emarginazioni,
e di come sopravvissero e si
ristabilirono
dalla devastazione del "trattamento" psichiatrico. Ogni
numero includeva sezioni chiamate "Scrivi
di"
(lettere all'editore), "Mad
News",
"Shock
Waves"
("Onde
shock",
sull'elettroshock),
"Phoenix
Pharmacy"
(sugli
psicofarmaci)
e “Rights
and Wrongs”
(sulle
questioni
legali e i
diritti
umani). Abbiamo pubblicato un elenco di medici che
effettuavano gli
shock;
abbiamo nominato
medici specifici e
le loro affiliazioni ospedaliere. Abbiamo avuto problemi se
temi particolari
come
la povertà, l'alloggio, il lavoro, la difesa, i diritti dei
prigionieri
e l'oppressione psichiatrica di donne, bambini, anziani e persone gay
e lesbiche. E naturalmente abbiamo sempre presentato
l'arte e la poesia dei sopravvissuti, in una sezione intitolata
"Fuori
dalle ceneri".
In tutto, tra il 1980 e il 1990, abbiamo prodotto trentadue numeri di
Phoenix
Rising.
Abbiamo
ottenuto
finanziamenti da singoli donatori e talvolta dal governo, ma non
abbiamo mai sollecitato o accettato denaro da nessuno
del sistema della
"salute
mentale", perché eravamo contrari. Il
prezzo
della
singola rivista e degli abbonamenti,
era
modesto,
ma
i
reclusi
psichiatrici, così come gli
incarcerati,
ricevevano
la rivista gratuitamente. L'unica ragione per cui ci siamo fermati,
era
perché la gente che
vi lavorava era sovraffaticata:
la costante ricerca di finanziamenti
e le lunghe ore di lavoro per un
salario
molto basso,
alla fine hanno avuto
il loro costo”.
Prima
di incontrare Don, nel 1986, pensavo di essere l'unica persona al
mondo a non credere nella "schizofrenia" (che mi era stata
diagnosticata), che si rendesse conto che la "specialità
medica" della psichiatria era completamente falsa. La scoperta
che non ero sola su questi punti di vista, e il mio lavoro successivo
come editore della rivista, mi sono stati di enorme aiuto perché mi
riprendessi dalla devastante "terapia psichiatrica".
Quando
adesso
guardo
a Phoenix
-
per
fortuna tutti i numeri possono essere letti sul sito web Psychiatric
Survivor Archives di Toronto
–
mi
stupisco della
bellezza e della
potenza della rivista. E non solo per le notevoli capacità dei
designer di Phoenix.
Ciò
che ha reso Phoenix
così
spettacolare è stata la brillantezza dei collaboratori
e la posizione etica intransigente della rivista contro l'oppressione
psichiatrica. Io e Don speriamo entrambi che io (o
qualcun altro o, idealmente, molti), sia interessata
a produrre pubblicazioni simili in futuro; che la Phoenix
risorga.
Nel
1983, Don, Bonnie e alcuni altri sopravvissuti psichiatrici, hanno
fondato la Ontario
Coalition to Stop Electroshock
(Coalizione
dell'Ontario per fermare l'elettroshock).
Nel 1988, lui e Bonnie
Burstow
hanno
fondato
Resistance
Against Psychiatry
e pubblicato
l'antologia Shrink
Resistant: The Struggle Against Psychiatry in Canada (New
Star Books).
Nel
1994, Don ha fondato "ShrinkRap" (in seguito chiamato
"Anti-Psychiatry Radio" - vedi
qui),
che per i successivi sedici anni ha presentato
le
opinioni e il lavoro di sopravvissuti alla
psichiatria e
di
attivisti.
Nel 2003, lui e Bonnie hanno co-fondato la Coalition
Against Psychiatric Assault.
Don ha organizzato e partecipato a innumerevoli manifestazioni e
proteste, e più di una volta è stato arrestato e accusato di atti
di disobbedienza civile.
Fu
Don che per primo mi fece capire il potere di parlare contro
l'ingiustizia, di unirsi ad altri sopravvissuti alla psichiatria per
raccontare, registrare e pubblicizzare le nostre storie, e per
mostrare i nostri talenti e le nostre abilità - piuttosto che
accettare il giudizio degli psichiatri che ci giudica inadeguati,
incapaci e ammalati. Don è stato il primo a darmi non solo un forum
per le mie idee ma, cosa ancora più importante, l'opportunità di
incoraggiare gli altri a uscire dall'ombra e trovare la propria voce.
Soprattutto, è stato Don a insegnarmi il valore della resistenza.
Anche
se la psichiatria continua a danneggiare i cervelli, i corpi, i
cuori, le anime e le menti di coloro che cattura, sempre più persone
si stanno rendendo conto che la psichiatria non ha basi scientifiche
e che gran parte di ciò che viene fatto in nome della "salute
mentale" si riduce alla privazione dei diritti umani
fondamentali. Ogni libro, ogni sito web e mailing-list, ogni lettera
all'editore che dice la verità sulla psichiatria sveglia sempre più
persone su questa faccenda.
È
un privilegio e un onore per me essere stata
incaricata
di
redigere ed editare la
pubblicazione Resistance
Matters.
Don ha accumulato una quantità enorme di scritti nel corso degli
anni, e mi ha chiesto di scegliere tra centinaia di pezzi per creare
un insieme coerente. Il processo di selezione era sconsolante.
Ho
dovuto lasciare fuori molti pezzi importanti, e spero che quelli che
ho scelto rendano
giustizia della
portata e dell'intensità
dell'attivismo di Don, della
durata di
quasi
mezzo secolo.
Il lavoro di tagliare i
lunghi
articoli
per ottenerne
dimensioni gestibili, preservandone
passione e
intento,
è stato bello
ma difficile, così come lo è stato il processo di selezione. Non
avrei mai potuto gestire nessuno di questi lavori senza il paziente e
generoso aiuto di Elaine Hutchinson, Suzanne Johnson, Initially
NO, Dale Hammell, Ronda E. Richardson, Tom Sandborn, Diana Girsdansky
e Cheryl Michaels.
Di
Don
è stato pubblicato moltissimo,
e gran
parte del suo lavoro può essere trovato
online e in varie antologie e riviste. Sebbene la maggior parte dei
pezzi che comprendono
Resistance
Matters
non
siano stati pubblicati in
precedenza,
ho incluso anche materiale importante che è stato pubblicato,
ma letto poco.
Evidentemente
Don Weitz continuerà a scrivere e a lottare per la giustizia fino a
quando potrà, perché, come ha detto una volta alla fine di
un'intervista: "Io non starò zitto. Non posso e non lo farò”.
Un attivista che lavora con Don, recentemente lo ha definito "Don
Weitz, il coniglio energizzante [il
coniglietto è icona e mascotte delle pile Energizer n.d.t.]
- un simbolo
commerciale di determinazione inarrestabile.
Come
un
impetuoso e
instancabile guerriero della giustizia sociale, Don non limita il suo
attivismo alla lotta contro la psichiatria, ma
è anche membro
impegnato
di
lunga data della Ontario
Coalition Against Poverty (oalizione
contro la povertà dell'Ontario)
e
dell'organizzazione
per la giustizia dei migranti No
One Is Illegale
(Nessuno
è illegale)
il
cui
sito web descrive "un movimento mondiale di resistenza che lotta
e si
batte per
la
libertà di rimanere, la libertà di movimento e la libertà di
tornare".
Entrambi i gruppi sono solidali e in
difesa
delle lotte indigene per la sovranità e l'autodeterminazione.
Entrambi si oppongono al colonialismo, al capitalismo e alla politica
oppressiva.
A
noi pazienti dei servizi di salute mentale è negata la libertà di
stare nelle nostre case e nella nostra comunità quando siamo
detenuti coercitivamente negli ospedali e reparti psichiatrici. Una
volta reclusi, a molti di noi viene letteralmente negata la libertà
di movimento, grazie all'uso onnipresente della psichiatria delle
restrizioni fisiche e chimiche. Poi ci viene negata la libertà di
essere "dimessi" - la libertà di tornare alle nostre case,
ai nostri posti di lavoro, alle nostre vite - a meno che non ci
mettiamo in fila.
I
sopravvissuti psichiatrici sanno che l'unica via d'uscita dal
manicomio, o dall’obbligo dei trattamenti ambulatoriali
(trattamento di comunità "assertivo"), è l’assoluta
sottomissione. Dobbiamo accarezzare l'ego degli psichiatri dicendo
loro che hanno ragione: che comprendiamo che siamo malati e che solo
loro possono aiutarci e che ogni giorno, per il resto delle nostre
vite, prenderemo gli psicofarmaci che ci hanno prescritto.
Don
sa fin troppo bene che la politica della psichiatria è la politica
dell'oppressione, e che è soprattutto che la psichiatria è
governata dal capitalismo. Una frazione dei miliardi di dollari usati
per inventare gli psicofarmaci, per creare i loro mercati e mantenere
le strutture che ci costringono ad assumerli, sarebbe più che
sufficiente per sradicare il problema della fame e dei senzatetto in
tutto il mondo. E resterebbero ancora un sacco di soldi per creare
opportunità di gioia, apprendimento, autoespressione creativa, aiuto
reciproco e tutte le altre cose buone che la psichiatria si è così
intensamente impegnata per eliminarle dalle nostre vite.
Resistance
Matters
è
una risorsa importante, non solo per i sopravvissuti all'oppressione
psichiatrica, ma per chiunque abbia a cuore la libertà e la dignità
umana. Illustra
la
guerra che la psichiatria sta conducendo su entrambi di
questi,
attraverso le "cure" coercitive, pericolose, moralmente
falliti
e
scientificamente illegittime, che gli psichiatri infliggono a un
numero sempre crescente di cittadini ignari.
I
lettori che non hanno familiarità con la psichiatria, inizieranno a
scoprire i terribili danni fatti dagli psichiatri con i loro
psicofarmaci e gli altri "trattamenti" e procedure, in
particolare l’elettroshock "terapia", le contenzioni
fisiche e la reclusione (isolamento). Si parlerà di alcuni dei modi
che gli psichiatri utilizzano per distruggere la vita delle persone,
colonizzando le loro menti, i loro corpi e i loro spiriti.
Impareranno a conoscere in particolare alcuni degli orrori che gli
psichiatri e il personale ospedaliero (così come la polizia che
risponde alle chiamate della psichiatria) infliggono alle persone di
colore, e leggeranno di alcuni dei modi in cui la psichiatria in
specifico tratta le donne usando la violenza.
Per
quanto riguarda i lettori che, come Don e me e molti di voi, sono
stati sottoposti a "trattamento" psichiatrico e reclusione
forzata, spero che saranno rincuorati per saperne di più sul numero
sempre crescente di persone che capiscono e si preoccupano di cosa
hanno passato, e che stanno lavorando per un mondo in cui queste
atrocità non devono mai più accadere a nessuno.
Io
e Don, insieme a molti altri - non pochi dei quali scrivono anche per
Mad in America - immaginiamo un momento in cui il modello di malattia
della stranezza e dell'angoscia diventeranno una spiacevole nota a
margine della storia della storia umana; quando "alterità"
e intensità emotiva saranno chiaramente viste come spirituali,
piuttosto che come problemi medici; quando i disturbi fisici attuali
e le sensibilità non verranno più erroneamente diagnosticati come
sintomi di "malattia mentale". Un tempo in cui le persone
di tutte le società avranno imparato ad abbracciare la diversità e
a trattare gli altri con tolleranza, anche nei momenti in cui gli
estremi del sentimento e dell'espressione rendono gentilezza e
compassione troppo difficili.
Con
la fortuna e lo sforzo, anche noi che siamo stati quasi uccisi dalla
psichiatria, possiamo scoprire le possibilità di lavorare insieme
per il cambiamento. Possiamo ritrovare il potere che il sistema ci ha
tyolto - o che non abbiamo mai avuto. Possiamo imparare gli uni dagli
altri, antichi e nuovi modi di affrontare i problemi della mente, del
cuore e del corpo. Credo che, così facendo, potremo rendere il mondo
migliore per tutti. Indiscutibilmente, possiamo fare di meglio di
quello che fa il cosiddetto sistema di salute mentale. Oppure, con le
parole di Don:
“Costruendo
comunità basate sulla libertà e l'accettazione della differenza,
tutti noi possiamo contribuire a porre fine al regno del terrore
della psichiatria. È tempo di de-stigmatizzare e rivendicare
noi stessi. È tempo di affermare la nostra credibilità. È tempo di
festeggiare ed essere orgogliosi delle nostre vittorie e del nostro
potere”.
Si
prega di notare che Don e io stiamo ancora cercando un editore; tutti
i suggerimenti sono ben accetti!
traduzione a cura di Erveda Sansi
traduzione a cura di Erveda Sansi
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