a VOLTERRA SABATO 7 APRILE durante il
Presidio informativo contro la REMS in piazza San Michele alle ore 11:30.
poi la giornata proseguirà con la Presentazione alle ore 17 di
Presidio informativo contro la REMS in piazza San Michele alle ore 11:30.
poi la giornata proseguirà con la Presentazione alle ore 17 di
“CORRENTI di GUERRA. Psichiatria militare e faradizzazione durante la prima guerra mondiale”
di Marco Rossi autoprodotto dal Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
c/o lo Spazio Libertario Pietro Gori in Via Don Minzoni 58
E’ LA PSICHIATRIA SOCIALMENTE PERICOLOSA
La Legge n°81/2014 ha chiuso gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), e ha previsto l'entrata in funzione delle REMS (Residenze Esecutiva per le Misure di Sicurezza).
La REMS di Volterra è un mini OPG, una struttura manicomiale, una istituzione totale.
La Legge n°81/2014 ha chiuso gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), e ha previsto l'entrata in funzione delle REMS (Residenze Esecutiva per le Misure di Sicurezza).
La REMS di Volterra è un mini OPG, una struttura manicomiale, una istituzione totale.
Cambia il nome, cambia in parte la gestione e cambiano alcune procedure, forse queste strutture saranno “più pulite, moderne”, ma non cambia la sostanza. La logica concentrazionaria che ne è alla base, resta quella del fascista Codice Rocco, basata su un meccanismo d’internamento/custodia manicomiale per i cosiddetti “socialmente pericolosi”, un paradigma totalizzante/escludente per contenere una umanità “eccedente”. Chiudere i manicomi criminali senza cambiare il codice penale che li sostiene vuol dire creare nuove strutture, forse più accoglienti, ma all’interno delle quali finirebbero sempre rinchiuse persone giudicate incapaci d’intendere e volere. Per abolire realmente le REMS (e gli OPG) bisogna non riproporre i criteri e i modelli di custodia e occorre metter mano a una riforma degli articoli del codice penale e di procedura penale che si riferiscono ai concetti di pericolosità sociale del “folle reo, di incapacità e di non imputabilità”, che determinano il percorso di invio alle REMS.
La questione non è solo la chiusura di questi posti: non si tratta solo di chiudere una scatola, per aprirne tante altre più piccole. Il problema è superare il modello di internamento, è non riproporre gli stessi meccanismi e gli stessi dispositivi manicomiali. Il problema non è se sono grossi o piccoli, il problema è che cosa sono. Il manicomio non è solo una questione di dove lo fai, se c’è l’idea della persona come soggetto pericoloso che va isolato, dovunque lo sistemi sarà sempre un manicomio.
Prima della fine dell’ultima legislatura è stato fatto passare un emendamento dal PD che dispone il ricovero nelle REMS esattamente come se fossero i vecchi OPG, dei detenuti considerati “rei folli”, quelli in osservazione psichiatrica e le persone con la misura di sicurezza provvisoria.
Il rischio che si corre nel momento in cui si dice che qualunque persona che si trova in carcere, o in una struttura psichiatrica, anche in attesa di giudizio, venga mandata nelle REMS, e' quello che si ricostituiscano le strutture manicomiali. L'emendamento in questione ripristina la vecchia normativa prima della legge 81/2014, invece di affrontare il problema della legittimità delle misure di sicurezza provvisorie decise dai Gip, e di quelle che rimangono non eseguite, si ipotizza una violazione della legge 81 ripristinando la logica e le pratiche dei vecchi OPG.
Di fatto una parte consistente degli internati già dovrebbe essere fuori
per le stesse regole statali; la gran parte non ha commesso violenze
gravi su vittime indifese, come invece spesso viene detto
strumentalmente; in ogni caso, come dimostra la realtà, gli apparati d’internamento/controllo sistemici riproducono disastri sul piano sociale e
individuale.
L’istituzione totale è un dispositivo classista e gerarchico, funzionale
a logiche di profitto e dominio elitari, al contempo di omologazione e
separazione. Per noi occorre partire da un nuovo paradigma non
escludente, a cominciare dal fatto che la libertà è terapeutica e che
occorre costruire relazioni sociali diverse e migliori, rivoluzionando
l’esistente, rompendo così, a 360 gradi, la gabbia sistemica della
cosiddetta “malattia mentale”, costruendo percorsi “altri”.
Crediamo che ci sia bisogno d’immaginare e sperimentare dal basso forme
di sostegno socializzanti, come già avviene in alcune realtà
autogestite, con persone che hanno cortocircuiti mentali e sofferenza
psichica, che poi è sofferenza esistenziale, antitetici al sistemico
internamento/controllo. Percorsi di apertura umana e interazione,
coinvolgenti rispetto ai contesti territoriali e comunitari, in cui
affrontare dal basso le vari situazioni critiche rigettando dispositivi
segreganti. Sperimentazioni che possano usare risorse realmente
pubbliche, in cui siano protagoniste le persone, nelle varie dimensioni,
nel rispetto dell’integrità, dell’autonomia e della dignità di tutti/e i
soggetti in campo, senza sbarre e contenzioni manicomiali.
Come libertari pensiamo che sia fondamentale la costituzione e
sperimentazione di reti sociali autogestite e di spazi sociali autonomi
rispetto al sistema imperante, lo svilupparsi di una varietà di percorsi
di vita costruiti dal basso e basati sul mutuo aiuto e sul protagonismo
delle persone.
Lo Spazio Libertario Pietro Gori e il Collettivo Antipsichiatrico
Antonin Artaud rimangono contrari a tutte le istituzioni totali. A
partire da ciò, con altri aspetti ancora da approfondire data la
complessità della questione, pensiamo che sia importante aprire un
confronto sociale e culturale.
Spazio Libertario Pietro Gori Volterra,Via Don Minzoni 58
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, via San Lorenzo 38 Pisa antipsichiatriapisa@inventati.org
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