Salerno. Medici e infermieri colpevoli per la morte del maestro in Tso
di Giuseppe Galzerano
16.11.2016
Sei medici e undici infermieri colpevoli. 17 persone condannate
per la morte del maestro anarchico Francesco Mastrogiovanni, avvenuta
nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania (Sa).
Così ha stabilito la Corte d’Appello di Salerno alla fine di un lungo
processo durato due anni e otto giorni. Sentenza che riduce le pene dei
medici, equilibra le colpe e le distribuisce anche al personale
paramedico. Colpo duro per gli undici infermieri assolti nella sentenza
di primo grado emessa il 30 ottobre 2012 dal tribunale di Vallo della
Lucania, mentre i sei medici erano stati condannati a pene tra i due e i
quattro anni di reclusione.
La Corte d’Appello di Salerno nella sentenza mette in prima fila gli
infermieri e condanna Giuseppe Forino, Alfredo Gaudio, Antonio Luongo,
Nicola Oricchio e Marco Scarano a un anno e tre mesi di reclusione;
Maria D’Agostino Cirillo, Carmela Cortazzo, Antonio De Vita, Massimo
Minghetti, Raffaele Russo e Antonio Tardio ad un anno e due mesi. I
medici del reparto Rocco Barone e Raffaele Basso vengono condannati a
due anni; Michele Di Genio, primario, a un anno e undici mesi; Amerigo
Mazza e Anna Angela Ruberto ad un anno e dieci mesi; Michele Della Pepa a
un anno e un mese.
Tutti gli imputati sono condannati sotto il vincolo della
continuazione del reato perché la loro condotta protratta nel tempo ha
determinato la morte di Mastrogiovanni. Ma per la prima volta i giudici
affermano che non basta ubbidire ad un ordine per non essere ritenuti
responsabili di un reato. Nella requisitoria del 10 aprile 2015 il
Procuratore Generale Elio Fioretti aveva chiesto pene di quattro e
cinque anni per i sei medici e pene di quattro e cinque anni per gli
infermieri. La dr.ssa Maddalena Russo, subentrata al dr. Fioretti, nella
sua brevissima replica di ier mattina conferma le richieste del
collega, ribadendo la responsabilità anche degli infermieri.
Francesco Mastrogiovanni il 31 luglio 2009 era stato sottoposto ad un
trattamento sanitario obligatorio illegale ordinato dall’allora sindaco
di Pollica, Angelo Vassallo, ma eseguito nel territorio del comune di
San Mauro Cilento, dove Mastrogiovanni trascorre tranquillamente le
vacanze. La sera prima sarebbe entrato con la macchina nell’isola
pedonale di Acciaroli per uscirne a folle velocità, secondo l’accusa, ma
senza causare danni a ninete e nessuno. Inseguito e braccato la mattina
successiva entra nel mare di Acciaroli dove resta per due ore. Nel
frattempo un medico, capovolgendo la norma e assecondando la richiesta
del sindaco, chiede il Tso e una dottoressa, specializzata in medicina
dello sport, lo conferma.
Prima di salire sull’ambulanza, Mastrogiovanni supplica: «Non mi fate
portare all’ospedale di Vallo della Lucania, perché li mi ammazzano»,
ma nessuno da peso alle sue parole.
In ospedale è tranquillo e saluta i medici ma dopo mezz’ora viene
ordinata la sua contenzione. Mentre dorme è legato, mani e piedi al
letto mani e piedi . Resterà legato per 88 ore senza mangiare né bere. E
per sei ore resta legato anche una volta morto. Sua nipote, Grazia
Serra, va a trovarlo, ma un medico le vieta di entrare. La mattina dopo è
il sindaco di Castelnuovo Cilento a telefonare alla sorella di
Matrongiovanni: «Franco non è più con noi», le dice.
La tragica morte di Mastrogiovanni è documentata in un lungo video disponibile su internet che documenta le atrocità alle quali è sottoposto per quattro giorni, senza trascrivere la contenzione fisica in cartella.
La tragica morte di Mastrogiovanni è documentata in un lungo video disponibile su internet che documenta le atrocità alle quali è sottoposto per quattro giorni, senza trascrivere la contenzione fisica in cartella.
«Si tratta di un verdetto importantissimo che sanziona comportamenti
di inaudita gravità da parte del personale sanitario», è il commento
alla sentenza del presidente della commissione Diritti umani del Senato,
Luigi Manconi. Per il segretario dei radicali Italiani Riccardo Magi,
invece, la sentenza «afferma il principio per cui la qualificazione
professionale dell’infermiere e la manifesta criminosità della
condizione a cui era stato ridotto Franco Mastrogiovanni, impongono di
condannare chi ha assistito ed avallato con il suo operato tutto ciò
senza opporvisi».
Nessun commento:
Posta un commento