Jen Wolfe (Menya's sister and team organiser) and Don Weitz |
Lottare per essere liberi: Abolire il Trattamento Sanitario Obbligatorio – Una presentazione al Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità/CRPD
Più di 60 anni fa sono stato etichettato come
“schizofrenico”, rinchiuso e sottoposto coercitivamente a 110 shock insulinici
al McLean Hospital, una psicoprigione
(ospedale psichiatrico), vicino a Boston, affiliato alla Harvard Medical School (Scuola di Medicina di Harvard) e al Massachusetts General Hospital (Ospedale
Generale del Massachusett). Stavo attraversando una crisi d’identità
esistenziale, ed ero impegnato a scoprire quello che avrei voluto essere e fare
con la mia vita nel college, e mi hanno psichiatrizzato con l’etichetta di
“malattia mentale” & “schizofrenia”. La mia famiglia era d’accordo con gli
psichiatri che mi hanno sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio e
rinchiuso senza il mio consenso. Per 15 mesi ho vissuto in un reparto
esclusivamente maschile, insieme ad altri 15 - 20 pazienti, alcuni danneggiati
nel cervello dall’elettroshock e dalla lobotomia, altri intimiditi e
traumatizzati dagli psicofarmaci “sicuri ed efficaci”. Noi tutti abbiamo
sofferto la degradazione e l’umiliazione di essere incarcerati; la nostra vita
quotidiana istituzionale era totalmente controllata dagli strizzacervelli.
Negli anni successivi alla mia “dimissione” nel 1953, quando studiavo
psicologia all’università e vedevo altri psichiatri, soffrivo frequentemente di
ansia e di attacchi di panico.
A quel tempo i pazienti non avevano diritti legali o civili, nemmeno il diritto di fare ricorso per il trattamento sanitario obbligatorio: non avevo diritto a fare ricorso o di rifiutare lo shock insulinico, o qualsiasi trattamento psichiatrico indesiderato. So come ci si sente ad essere trattati da prigionieri, cosa vuol dire perdere la libertà, senza un’udienza o un processo. Detenzione preventiva: in realtà è questo il trattamento sanitario obbligatorio. So quello che significa essere torturati nel sistema psichiatrico coercitivo disumano, dove i diritti umani sono considerati dei “privilegi”. Le violazioni dei nostri diritti umani negli anni ‘50 continuano tuttora. In psichiatria i diritti umani sono una farsa. [1]
Internamento
involontario
L’internamento involontario è un’atrocità legale
che deve essere abolita. Si tratta di un procedimento psichiatrico legale,
molto comune e diffuso, imposto dagli psichiatri, dai giudici e dalla polizia,
praticamente in ogni paese in cui la psichiatria è legittimata dalle leggi
oppressive sulla salute mentale, e promossa da funzionari del governo che
parteggiano per la psichiatria, e dai media corporativi: lo Stato di polizia
psichiatrica. Le leggi sul trattamento sanitario obbligatorio autorizzano la
detenzione o l’imprigionamento di persone in tutte le strutture psichiatriche e
i centri di salute mentale, non solo per la durata di giorni, ma anche per
settimane, mesi o anni - in particolare sotto il “certificati di rinnovamento”,
del governo dell’Ontario [2,3]. Per essere chiari: il ricovero involontaria è
la perdita di libertà senza un’udienza pubblica o un processo, e senza
l’addebito di alcun reato civile o penale. Sebbene sia legale e messo in atto
da molti Stati e Province, il ricovero involontario è in realtà una detenzione
preventiva rigorosamente vietata dal diritto internazionale dei diritti umani;
potenzialmente tutte le leggi sanitarie psichiatriche provinciali e statali,
violano i nostri diritti umani e internazionali, ma c’è poca o nessuna
consapevolezza, discussione e resistenza su questa situazione terribile.
In Ontario, i criteri per privare un cittadino
della libertà sono così mal definiti, vaghi e generici, che potenzialmente sono
applicabili a qualsiasi persona. Il ricovero involontario si qualifica come
palese violazione dei diritti umani o dei “diritti dei pazienti”, che non sono
mai menzionati nella legislazione sulla salute mentale. Considerate questa
formulazione del “ricovero involontario” e della valutazione psichiatrica
iniziale di 72 ore del Mental Health Act
(Legge sulla Salute Mentale) dell’Ontario:
“Condizioni per il trattamento sanitario
obbligatorio –
(a) che il paziente sia affetto da un disturbo
mentale che per natura o qualità si possa presumibilmente tradurre in,
(i) gravi danni fisici al paziente,
(ii) gravi danni fisici ad un’altra persona, o
(iii) un grave deterioramento fisico del
paziente, o [che si tradurrà] in sostanziale deterioramento mentale o fisico, a
meno che il paziente rimanga in custodia di una struttura psichiatrica; ...”
[4]
Sotto le definizioni della legge [Mental Health Act], “disturbo mentale,
significa qualsiasi malattia o disabilità della mente”. Questa definizione è
una finzione giuridica, è assurda, è illogica e non scientifica. La mente, che
è un’astrazione o un costrutto teorico, come Szasz ha fatto notare, non può
essere malata o disabile, solo il corpo può essere malato. Inoltre, questa
definizione chiave, sostiene ovviamente il non scientifico e screditato modello
biomedico di “malattia mentale ” della psichiatria, che è consolidato in tutte
le edizioni del Manuale diagnostico e
statistico dei disturbi mentali (DSM), la bibbia delle etichette
diagnostiche, false e stigmatizzanti, della psichiatria. Inoltre, la frase
“sostanziale deterioramento mentale o fisico” è pericolosamente imprecisa e
soggettiva e permette a qualsiasi medico di rinchiudere ed etichettare
cittadini innocenti, firmando semplicemente certificati, come il “Modulo 1”,
che autorizza un primo periodo di 72 ore di osservazione e di valutazione, spesso
seguito dal “Modulo 2”, che autorizza due settimane di ricovero involontario,
seguito dal “Modulo 3”, che autorizza altri 30 giorni e periodi più lunghi con
un “certificato di proroga”. Inoltre, il termine chiave “si possa
presumibilmente tradurre in” è estremamente fuorviante e discutibile, in quanto
è risaputo che gli psichiatri non possono prevedere che vi siano danni,
pericolosità o violenza, in modo valido e attendibile.
Il
trattamento sanitario obbligatorio
E’ già abbastanza grave che gli psichiatri
abbiano così tanto potere e che molti siano incompetenti, mentre privano ogni
giorno migliaia, se non milioni di persone innocenti, della libertà; ma hanno
anche il potere di trattarci o aggredirci coercitivamente – naturalmente in
nome della “salute mentale”. Anche se il “consenso informato” è un concetto e
un principio medico-etico chiave in medicina ed esiste a partire dallo storico
Codice di Norimberga del 1947, in psichiatria e nel sistema della salute
mentale è spesso violato, è un’altra farsa, perché gli psichiatri e altri
medici ne violano e ne ignorano abitualmente i criteri basilari. Considerate
questi requisiti fondamentali del consenso e del consenso informato al
trattamento, enunciato in modo chiaro e conciso nel Health Care Consent Act
dell’Ontario:
Elementi del
Consenso
Per il consenso al trattamento vengono richiesti i seguenti
requisiti:
1.
Il consenso deve essere relativo al trattamento.
2.
Il consenso deve essere informato.
3.
Il consenso deve essere dato volontariamente.
4.
Il consenso non deve essere dato mediante un’interpretazione
sbagliata o la frode.
Consenso informato…
1.
La
natura del trattamento.
2. I
benefici attesi del trattamento.
3. I
rischi materiali del trattamento.
4. Gli
effetti collaterali del trattamento.
5.
Possibilità alternative.
6.
Eventuali
conseguenze se non ci sottopone al trattamento. [5]
Anche se alcuni sopravvissuti alla psichiatria potrebbero
aver acconsentito all’assunzione degli psicofarmaci e/o all’elettroshock
(“TEC”), in realtà nessuno è stato informato completamente sui rischi più
rilevanti e sulle possibili alternative. Da alcuni tale consenso è stato dato
involontariamente e sotto minaccia, sotto pressione dello staff, mediante l’intimidazione,
la contenzione fisica o con la forza. A Toronto, durante le udienze pubbliche
sull’elettroshock, nell’aprile del 2005, nemmeno uno dei sopravvissuti si è
ricordato di essere mai stato informato sugli effetti più rilevanti della
“TEC”, come la perdita di memoria permanente, i danni cerebrali, i traumi, e le
alternative non mediche o di comunità non sono mai state menzionate. Sul
consenso informato, violazioni simili sono state ricordate durante le
testimonianze di sopravvissuti agli psicofarmaci. In altre parole, il consenso
informato ai trattamenti psichiatrici è un mito, inesistente nella realtà,
particolarmente nei reparti psichiatrici. [6] Sulla base di molti studi, del
sapere comune e della testimonianza personale, riguardanti la violazione del
consenso informato ai trattamenti, parliamo di trattamento coercitivo, di aggressione psichiatrica. Gli
psichiatri e gli altri medici che evitano di informare pienamente i pazienti su
qualsiasi trattamento prescritto e sui relativi rischi, dovrebbero essere
perseguiti penalmente per negligenza medica e aggressione. Contemporaneamente,
a tutti i pazienti psichiatrici si devono dare informazioni essenziali e
accurate sul consenso informato, sotto forma scritta o in formati alternativi,
ai quali possano avere facilmente accesso e che possano capire; si deve dare
loro anche l’opportunità per discutere qualsiasi questione sul consenso
informato, incluso il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento, con un difensore
dei pazienti o un avvocato e un traduttore se fosse richiesto.
E’ tempo di iniziare a criminalizzare e di
lanciare delle class-action contro i trattamenti sanitari obbligatori e i
ricoveri coatti; è ora che la smettiamo di sanificare queste gravi violazioni
dei diritti umani e questi crimini psichiatrici come “trattamenti”.
Basta parole. Che ne dite di un po’ di vere azioni
per un cambiamento? Sono in gioco la nostra libertà e la nostra vita!
Note:
- D. Weitz. “Struggling Against Psychiatry’s Human Rights Violations: An Antipsychiatry Perspective”. Radical Psychology [online] vol.7, 2008,
Per altri testi critici alla psichiatria vedi
anche T. Szasz. Psychiatry: The Science of Lies. Syracuse University
Press, 2008; P. Breggin, Brain-Disabling Treatments in Psychiatry,
NY:Springer Publishing Company, 2008; B. Burstow, Psychiatry and the
Business of Madness: An Ethical and Epistemological Accounting, Palgrave
Macmillan, 2015.
- D.Hiltz and A. Szigeti. A Guide to Consent & Capacity Law in Ontario. LexisNexis Canada Inc., 2006/2007.
- H. Savage and C. McKague. Mental Health Law in Canada. Toronto: Butterworths, 1988.
- Mental Health Act. R.S.O. 1990 S.20 (5). In Hiltz & Szigeti, p.295.
- Hiltz & Szigeti, p, 182.
- Coalition Against Psychiatric Assault. Inquiry Into Psychiatry, 2005. https://coalitionagainstpsychiatricassault.wordpress.com/events/past-events/inquiry-into-psychiatry-2005/
***
Don Weitz è un sopravvissuto alla psichiatria e
attivista per la giustizia sociale e l’antipsichiatria.
Nei primi anni ‘50, gli hanno somministrata 110
shock insulinici, mentre era stato sottoposto a ricovero coatto e incarcerato
per 15 mesi al McLean Hospital. Per oltre 30 anni è stato attivo nel movimento
di liberazione antipsichiatrico. Nel 1977 è stato co-fondatore, con Harvey
“Alf” Jackson e Bob Carson, della Ontario
Mental Patients Association, che presto cambiato nome in On Our Own (Da Noi Stessi). Nel 1980, è stato co-fondatore di Phoenix Rising, insieme alla
sopravvissuta all’elettroshock e avvocata Carla McKague, della prima rivista
antipsichiatrica canadese, gestita dai sopravvissuti. Pochi anni dopo, nel
1983, è stato uno dei membri fondatori del Comitato dell’Ontario per fermare l’electroshock,
la prima organizzazione che organizza udienze pubbliche sull’elettroshock e che
ha fatto pressioni sul Ministero della Salute di Toronto e Ontario, per abolire
la “TEC” e ha partecipato alla disobbedienza civile non violenta in Canada e
negli Stati Uniti. Nel 2003, è stato co-fondatore, insieme al Dr. Bonnie
Burstow, della Coalition Against Psychiatric Assault (Coalizione
contro assalto psichiatrico) (CAPA), che ha organizzato udienze pubbliche
sugli psicofarmaci e l’elettroshock nel 2005; CAPA ha inoltre organizzato
diverse manifestazioni e dimostrazioni pubbliche contro l’elettroshock, e una
protesta a Toronto, che ha partecipato alla Giornata
Internazionale di Protesta contro Elettroshock il 16 maggio 2015. A partire
dalla fine del 1990, Don è anche difensore dei diritti dei senzatetto e loro
sostenitore per l’ottenimento di alloggi a prezzi accessibili, come membro
della Ontario Coalition Against Poverty.
Vive a Toronto.
18 marzo 2016
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