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La psichiatria forzata è tortura di Tina Minkowitz
La presente è una versione leggermente modificata del mio contributo “Articolo 15 della CRPD [Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità]: Il suo potenziale di porre fine all’Impunità per la Tortura in Psichiatria”, presentato durante un evento collaterale della 13^ sessione del Comitato sui Diritti delle Persone con Disabilità, il 30 marzo 2015. Sono disponibili anche un video dell’evento collaterale [Video of the side event] e materiali di altri partecipanti, che sono stati caricati sulla pagina CHRUSP Resources page. La presente stesura include, tra parentesi quadre, il materiale non contenuto nel contributo originale.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (CRPD) e l’Obbligo di Vietare e Prevenire la Tortura e i Maltrattamenti.
Voglio parlare degli standard che giustificano la conclusione giuridica, secondo cui la psichiatria coercitiva equivale a tortura e altri maltrattamenti. Vorrei anche fare raccomandazioni concrete al Comitato riguardanti l’articolo 15 [CRPD in italiano].
Sono una sopravvissuta alla psichiatria coercitiva come i miei colleghi di questo gruppo, e porto con me questa posizione come avvocato per i diritti umani. Durante il Comitato Ad Hoc che ha elaborato la CRPD, ho iniziato a lavorare come difensore e a scrivere sulla psichiatria coercitiva in quanto tortura. Il Relatore Speciale sulla Tortura ha adottato molti elementi che ho portato avanti, i quali si trovano nella relazione del 2008 di Manfred Nowak [2008 report of Manfred Nowak] e nella relazione del 2013 di Juan Méndez [2013 report of Juan Méndez]. Ci sono molte sfumature che meriterebbero di essere discusse, e fornirò al Comitato e ad altri una lista di riferimenti per ulteriori letture, la lista [the list] e la mia presentazione [my presentation] verranno pubblicate sul sito chrusp.org Resources.
[Si noti che il Relatore Speciale sulla Tortura Juan Méndez, successivamente alla sua relazione del 2013 con la quale richiedeva “il divieto assoluto di tutti gli interventi sanitari obbligatori e non consensuali nei confronti delle persone con disabilità, tra cui la somministrazione non consensuale della psicochirurgia, dell’elettroshock e degli psicofarmaci che alterano la mente come i neurolettici, l’uso della contenzione e dell’isolamento, sia a lungo che a breve termine”, in una lettera alla World Psychiatric Association (Associazione Psichiatrica Mondiale), ha dichiarato [stated in a letter to the World Psychiatric Association] che si sarebbe riferito unicamente al divieto assoluto di interventi “basati esclusivamente sulla discriminazione contro le persone con disabilità”. E’ difficile sapere cosa pensare dell’incoerenza tra questa interpretazione, che il Relatore ha pubblicizzato sul suo sito web esterno e la relazione stessa, che fa parte della giurisprudenza del Relatore Speciale sulla Tortura, come mandato delle Nazioni Unite, e che non è stato ritirato. Il rapporto di Méndez del 2013 continua a rappresentare una tappa nell’evoluzione concettuale dell’analisi adottata dagli organi e dai funzionari delle Nazioni Unite; vedi la mia analisi della relazione che è stata pubblicata published compilation (scritta prima che apprendessi della sua corrispondenza con il WPA). Il Comitato CRPD stesso ha chiesto l’abolizione del trattamento coercitivo, ai sensi dell'articolo 15, nonché ai sensi dell’articolo 12 sul diritto alla capacità giuridica, e dell’articolo 14 sul diritto alla libertà e alla sicurezza della persona (vedi la mia dichiarazione [affidavit] sullo standard del diritto internazionale che vieta la psichiatria coercitiva). Nel mio contributo invito il Comitato a continuare ad assumere la propria giurisprudenza in tal senso e a riconoscere che la psichiatria coercitiva rientra nei criteri della tortura e corrisponde sempre a tortura e maltrattamenti; invoco quindi l’obbligo di vietare e prevenire efficacemente queste pratiche. Nel 1986 il primo Relatore Speciale sulla Tortura, P. Kooijmans, ha incluso in un elenco di tipologie di tortura fisica, la somministrazione di farmaci, tra cui i “neurolettici, che causano tremore, brividi o contrazioni, ma soprattutto rendono il soggetto apatico e diminuiscono la sua intelligenza”.]
I neurolettici sono psicofarmaci noti come anti-psicotici. Essi sono ampiamente utilizzati nelle istituzioni psichiatriche ed è il tipo di psicofarmaco più comunemente usato contro la volontà di una persona. Il ricercatore David Cohen documenta il fatto che i neurolettici non hanno alcun effetto specificatamente “anti-psicotico”; infatti hanno gli stessi effetti sia sugli esseri umani che sugli animali: un profondo ottundimento del sistema nervoso centrale, associato a molte spiacevoli sensazioni fisiche e mentali. Vi è una buona sintesi dei danni causati dai neurolettici in un rapporto ombra presentato al Comitato dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite, e la includo nella mia lista per ulteriori approfondimenti.
Dopo che la CRPD è stata adottata dall’Assemblea Generale, l’OHCHR [l’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani] ha convocato una riunione di esperti sulla tortura e le persone con disabilità, e ha invitato il Relatore Speciale sulla Tortura e altri esperti sulla tortura delle Nazioni Unite, a partecipare. Durante quella riunione ho presentato un contributo, insieme a molti altri della società civile, e il risultato è stato il rapporto del 2008 di Manfred Nowak. Oltre ad essere uno dei primi attori delle Nazioni Unite ad aver riconosciuto che il CRPD vieta il trattamento involontario e la reclusione involontaria, Nowak ha adottato uno standard simile a quello che ho proposto io durante l’elaborazione della CRPD.
Nella sua versione, “i trattamenti sanitari di natura intrusiva e irreversibile, senza scopo terapeutico o volti a correggere o ad alleviare una disabilità, possono costituire tortura o maltrattamento se sono coercitivi o somministrati senza il consenso libero e informato della persona interessata”.
Si notino un paio di cose:
• “I trattamenti sanitari di natura intrusiva e irreversibile” – altrove nel rapporto ci si riferisce in particolare all’elettroshock, alla psicochirurgia e alla somministrazione di psicofarmaci che alterano la mente, per raggiungere questa soglia.
• “Senza uno scopo terapeutico” *o* “volti a correggere o alleviare una disabilità” - disgiuntivo “o” - alcuni redattori hanno fatto l’errore di unire i due.
• Ciò è significativo perché sia Nowak che Mendez hanno respinto l’idea che la necessità sanitaria possa costituire una giustificazione per atti di discriminazione, compreso il trattamento coercitivo, contro le persone con disabilità.
Nota: “volta a correggere o alleviare una disabilità” - questo politicizza il trattamento coercitivo da una prospettiva della disabilità, come asserzione di ciò che Theresia Degener [membro del Comitato CRPD] ha chiamato “il terrore della normalizzazione”. Le persone con disabilità hanno il diritto di essere come sono e di non avere i corpi e le menti plasmati in modo tale da essere gradite ad altre persone. Solo noi abbiamo il diritto di decidere se un trattamento sanitario supporterà o pregiudicherà ciò che siamo, ed è per questo che il consenso libero e informato è un requisito essenziale.
Vorrei affrontare i criteri per la tortura secondo l’articolo 1 della CAT [Convenzione contro la Tortura], applicati agli interventi psichiatrici coercitivi. Ci sono specificità per ciascuno degli atti che compongono la psichiatria forzata, e differenze a seconda della circostanza, ma si possono descrivere delle caratteristiche generali. In primo luogo, quali sono gli atti di cui stiamo parlando?
• La detenzione - ricovero involontario o istituzionalizzazione per qualsiasi periodo di tempo in una struttura psichiatrica o in un’istituzione di assistenza sociale;
• Il trattamento obbligatorio con misure invasive come la psicochirurgia, l’elettroshock e gli psicofarmaci, incluso i neurolettici; qualsiasi tipo di psicoterapia obbligatoria o terapia correzionale;
• Contenzione fisica o chimica (cioè l’uso di psicofarmaci come contenzione), nel contesto dei servizi psichiatrici o in risposta a una disabilità psicosociale, per qualsiasi periodo di tempo;
• Isolamento, per qualsiasi periodo di tempo;
• Altri atti associati alla tortura e ai maltrattamenti che avvengono nelle istituzioni, come le perquisizioni corporali e negli orifizi, condizioni di vita disumane e degradanti come caldo o freddo eccessivi, cibo sgradevole, vestiti che non coprono il corpo o la nudità forzata, stupri e aggressioni da parte del personale o di altri residenti o detenuti, etc.
I criteri perché vi sia tortura sono:
1. Intenzionalità;
2. Inflizione di grave dolore o sofferenza mentale o fisica;
3. Da parte di un pubblico ufficiale o con il suo consenso;
4. Non inerenti a delle sanzioni legali;
5. Per scopi come l’ottenimento di una confessione, la coercizione o l'intimidazione della persona stessa o di un’altra persona, la punizione della persona stessa o di un’altra persona, o per motivi basati sulla discriminazione di qualsiasi tipo.
Intenzione, ai sensi dell’articolo 1 del CAT [Convention against Torture – Convenzione contro la Tortura], si considera l'intenzione generica di compiere l’atto e non l’intenzione specifica di far soffrire la vittima. Ciò è significativo dal momento che gli operatori sanitari, così come altri che commettono atti equivalenti alla tortura, potrebbero negare che il loro scopo fosse stato quello di causare sofferenza alla vittima. Il Relatore Speciale sulla Tortura, ritiene che gli atti di discriminazione basati sulla disabilità, compreso il trattamento coercitivo, soddisfino entrambi sia gli elementi di intenzione che di finalità.
Infliggere grave dolore o tormento mentale o fisico: i miei colleghi hanno documentato i tipi di sofferenza e la portata delle conseguenze dannose della psichiatria coercitiva nella vita di una persona. E’ necessario che la gravità delle nostre esperienze soggettive di dolore e sofferenza vengano riconosciute. Come ha detto anche Hege, troppo spesso non siamo creduti e la nostra sofferenza sembra essere insignificante. Nella mia presentazione alla riunione degli esperti OHCHR, nel 2007, ho elencato alcuni dei danni immediati, a lungo termine e connessi, causati dalla somministrazione coercitiva di psicofarmaci e dall’elettroshock, e dalla detenzione psichiatrica stessa. Alcuni di questi sono: paura e terrore, dissociazione della mente dal corpo, danni cerebrali tra cui perdita di memoria e perdita di capacità cognitive, privazione della privacy e sottomissione alla volontà altrui, sindrome di astinenza da farmaci psichiatrici, diabete e danni ad organi quali fegato, reni e tiroide, reazioni traumatiche quali tensione e flashback, mancanza di spazio sociale per recuperare e guarire dal trauma della psichiatria coercitiva (dato che è approvata dalla legge e dalla professione medica), crisi morale e spirituale causati dall’incontro con la crudeltà e il male, problematiche sociali ed economiche quando si vuole lasciare il sistema di salute mentale e la sicurezza di un alloggio indipendente e di mezzi di sostentamento - legati alla discriminazione per quanto riguarda l’alloggio e l’occupazione, standard di vita e di pensioni di invalidità inadeguate, danni alle relazioni con la famiglia, gli amici e la comunità ... per quelli di noi nei cui paesi la psichiatria coercitiva è diffusa, questo è il punto focale per la discriminazione contro le persone con disabilità psicosociali e una ferita aperta che deve essere ripulita e guarita, così la società nel suo complesso possa progredire insieme con noi.
Attraverso o con l’accondiscendenza di un pubblico ufficiale - la responsabilità dello Stato per atti di tortura si estende sia agli atti compiuti dai pubblici ufficiali, quali i dipendenti delle istituzioni pubbliche, sia alla complicità nell’autorizzare e nell’evitare di prendere misure efficaci per prevenire il trattamento coercitivo e la detenzione psichiatrica, da parte di attori privati.
Non inerente alle sanzioni legali - fa riferimento a sanzioni penali: la detenzione psichiatrica e il trattamento coercitivo non si riferiscono alla punizione di un crimine, quindi, nel contesto penale, nonché nell'ambito civile, queste pratiche sono ingiustificate.
Per finalità quali ottenere una confessione, coercizione, intimidazione, punizione o per motivi basati sulla discriminazione -
Lo scopo della discriminazione è adempiuto, come abbiamo visto, dalla natura della psichiatria coercitiva il cui scopo è quello di correggere o alleviare una disabilità, contro la volontà della persona, o senza il suo consenso libero e informato.
Spesso sono presenti altri scopi, anche se non vengono riconosciuti dalla professione psichiatrica. Coercizione e intimidazioni si verificano non solo incidentalmente come mezzo per realizzare gli interventi, ma con l’obiettivo di cambiare il comportamento della persona e ancora di più per cambiare la coscienza della persona e distruggere la motivazione del comportamento. Ciò va chiaramente contro la capacità giuridica e provoca grave angoscia nella persona che è conoscente dell’alterazione che si verifica nel proprio cervello e che colpisce inevitabilmente la coscienza, la motivazione e il comportamento.
Le punizioni avvengono più spesso di quanto gli operatori sanitari vorrebbero ammettere, ed è facile vedere, da qualsiasi punto di osservazione del sistema psichiatrico, che gli psichiatri medicalizzano pesantemente gli individui che a loro non piacciono e che considerano fastidiosi. Negli Stati Uniti abbiamo rilevato che l’uso di tutte le misure restrittive e coercitive psichiatriche sono applicate in modo sproporzionato agli afro-americani, conseguenza degli atteggiamenti negativi e degli stereotipi nei confronti delle persone di colore.
Si può anche dire che lo sforzo persistente degli operatori psichiatrici, per convincere le persone ad ammettere che hanno una malattia mentale, evidenzia che lo scopo è quello di ottenere una confessione.
Se, come appare, tutti gli elementi di tortura sono soddisfatti dalla pratica e dal sistema della psichiatria forzata, allora dovrebbe essere riconosciuta come tale. Per essere genericamente riconosciuta come “tortura e/o altri maltrattamenti” c’è una soglia ancora più bassa. Nel 2013 il Relatore Speciale sulla Tortura ha riconosciuto che, queste e altre pratiche indicate nella sua relazione, equivalgono a maltrattamenti, e soddisfano verosimilmente i criteri per la tortura. Ci auguriamo che la Commissione si basi su questo e sulla sua giurisprudenza alla data dell’articolo 15.
Cosa può fare il Comitato per utilizzare l’articolo 15, nel modo più efficace per porre fine all’impunità per le torture in psichiatria?
1. Approfittate della sinergia tra il CRPD e gli obblighi in materia di tortura e maltrattamenti nel diritto internazionale, incorporate nell’articolo 15. In particolare, gli obblighi per prevenire (di cui all'articolo 15 del testo, così come nella CAT), vietare e punire (nella CAT in modo efficace. Questi obblighi si applicano pienamente alla psichiatria forzata e hanno bisogno di essere sostenuti. Sono complementari per l’obbligo di adottare misure positive per sviluppare modelli supporto non sanitari e per assicurare che tutti i servizi di salute mentale siano basati sul consenso libero e informato della persona interessata.
2. Utilizzare un programma di rimedi e risarcimenti come indicato da Hege [outlined by Hege in her presentation] nella sua presentazione. [Vedi anche il mio post su questo blog: [Reparations: It is Conceivable] riparazioni: è possibile.] Questo può essere particolarmente efficace nel contesto delle denince e delle inchieste ai sensi del Protocollo opzionale, ma può anche essere molto utile se incorporato nelle Osservazioni Conclusive.
3. I meccanismi di monitoraggio per la prevenzione della tortura non possono prevenire efficacemente la tortura in psichiatria, a meno che non vengano applicate le norme della CRPD. Le violazioni che non sono di natura sanitaria in modo evidente - come caldo e freddo eccessivi, gli stupri e le aggressioni - sono intimamente legati all’etichettatura e agli interventi sanitari, in un sistema che è la manifestazione moderna e scientifica di un pregiudizio pervasivo e dell’esclusione delle persone con disabilità psicosociali. Quando il meccanismo di controllo ignora o approva le violazioni sanitarie, stanno contribuendo all'impunità e al continuo danneggiamento delle persone con disabilità psicosociali. Il Comitato dovrebbe affrontare questo sia nelle sue Osservazioni Conclusive, che attraverso la sua interazione con gli organi competenti per promuovere la comprensione non solo della CRPD, ma anche delle ragioni per il profondo cambiamento di paradigma nella CRPD.
Ringrazio per la vostra attenzione in attesa della discussione.
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Traduzione a cura di Erveda Sansi
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