Il Piccolo Principe Storia a fumetti di Vincenzo Iannuzzi |
Cappelli e serpenti boa
di Giorgio Antonucci
Le prime pagine del Piccolo Principe che Vincenzo Iannuzzi ha ripreso con i disegni, cominciano in modo
molto interessante: il bambino vede il serpente boa, mentre l’adulto vede il
cappello. Si evidenzia qui il rapporto tra il bambino che ha una fantasia spigliata,
fintanto che non gliela organizzano, non lo spaventano e non gliela
impediscono.
Nella storia degli uomini, dall’antichità a
ora, il conflitto tra la creatività e il controllo sociale è una costante. Già
nell’Iliade di Omero incontriamo dei passi, dove i personaggi dicono che a
volte, per un istante, sono come oscurati nella loro testa, come se qualche
demone impedisse loro di pensare. Dalla concezione dei demoni che impediscono
di pensare, ai controllori sociali dell’inquisizione, fino ai controllori
sociali dell’epoca moderna, l’intelligenza creativa si scontra con le regole
ristrette e autoritarie della società.
Socrate, rappresentava la forza creatrice,
attraverso l’intelligenza e il dialogo, ma i rappresentanti dello stato
ateniese ne erano impauriti e lo hanno condannato a morte. Socrate, ricchissimo
d’immaginazione, attaccava discorso con tutti e cercava di stimolare la gente a
ragionare, attraverso il dialogo, per raggiungere la conoscenza di se stessi,
per ricercare la verità, per arrivare alla sapienza. E’ stato condannato a
morte con l’accusa di corruzione della gioventù. Dal punto di vista di chi lo
ha giudicato, dare impulso allo svilupparsi del libero pensiero dei giovani era
quindi considerato corruzione.
Noi
siam qui ninfe e nel ciel siamo stelle, scrive Dante (Purgatorio, Canto XXXI, v. 106),
che ho sempre citato per la sua indipendenza di pensiero e per la
fantasia, e che molto stranamente, in un’epoca come quella medievale, era un
individualista e aveva le sue opinioni personali, che riteneva dovessero essere
rispettate sia dal potere temporale, quello di Firenze, che da quello
ecclesiastico di Roma. Dante ha iniziato a viaggiare, poiché a Firenze era
stato condannato a morte per il suo dissenso, pur essendo di un rigore etico
assolutamente eccezionale, ed era sempre in fuga da un posto all’altro, non
perché non andasse d’accordo con quelli con cui s’incontrava, come hanno
raccontato spesso, ma perché da Firenze cercavano di raggiungere i condannati a
morte, per ammazzarli tramite i sicari. Nonostante ciò Dante ha mantenuto la
sua indipendenza individuale, basta leggere la Divina Commedia per vedere cosa ha scritto, quando definisce il
Vaticano la cloaca del sangue e della puzza e quando mette i papi nell’inferno.
Gli artisti e i pensatori di ogni epoca hanno
trovato ostacoli e repressione, con la condanna a morte, con la reclusione e i
trattamenti psichiatrici, oppure con l’esclusione. Torquato Tasso lo hanno rinchiuso
nella torre di Sant’Anna, perché il suo modo di pensare era stato ritenuto
sospetto. Vincent Van Gogh è stato internato in manicomio, come anche Antonio
Ligabue e Antonin Artaud, che è stato sottoposto all’elettroshock.
Charles Baudelaire è stato addirittura interdetto, perché il suo modo di essere
e di pensare non corrispondeva alla moralità dei costumi, come la chiama
Friedrich Nietsche, cioè quei costumi che sono stabiliti e imposti con la
forza. Ci sono persone che col pensiero
sembrano disturbare la tranquillità delle persone perbene, sottomesse al potere
costituito. Si sa che gli scrittori non graditi al sistema fascista,
venivano addirittura incarcerati, i libri bruciati. Ci sono anche
artisti che si adeguano al potere o addirittura ne fanno parte, tipi come
D’Annunzio e i futuristi che erano collegati con il fascismo, ma quelli che non
si adeguano passano un sacco di guai.
Ritornando ai
giorni nostri, Il Piccolo Principe è
un’opera in cui la fantasia prevale su tutto il resto, sicché quello che è
simile al reale è scartato, mentre conta quello che è molto immaginario. Per
questo motivo è un’opera importantissima, come lo sono Alice nel Paese delle Meraviglie o Pinocchio, che non possono essere inquadrati da nessuno; hanno un
testo semplice, ma pieno di pensiero, adatto sia per i bambini che per gli
adulti, è questa la loro grandezza. Libri che sono semplicissimi, ma di una
ricchezza che non finisce mai. La loro ricchezza è la fantasia. Inoltre sono
testi che non hanno fine, anche per quanto riguarda la figurazione, infatti
sono stati interpretati numerosissime volte.
Il Piccolo Principe è un’opera importantissima
perché fa prendere il volo alla fantasia. Il
pilota trascorre la sua vita da solo, senza nessuno con cui parlare, in quanto
le persone importanti a cui sottopone il suo disegno ci vedono solo un cappello
- infatti le persone importanti si riferiscono solo alle forme che sono
accettate - fino a quando incontra il
piccolo principe, che gli chiede di disegnare e che capisce i suoi disegni.
Il pilota, Antoine de Saint-Exupéry
stesso, è poi scomparso nella vita reale come se facesse parte di questa sua
opera.
Il lavoro eseguito
da Vincenzo è un trionfo dell’immaginazione, cioè è un’esaltazione del libero
pensiero non sottomesso e della poesia, contro il conformismo, nel senso che le
persone importanti vedono solo il cappello, invece chi non è conformista, ci
vede altro.
Anche ora la
fantasia è vista di malocchio, gli artisti sono visti con fastidio. Nel 68’ gli studenti parlavano della
fantasia al potere, che era un paradosso, una sfida, era un modo di dire: la
fantasia avrebbe dovuto sovvertire il potere, superarlo, per costruire una
società nuova. La fantasia, il pensiero libero, non vanno d’accordo con questo nostro
sistema, che ha bisogno di cose prevedibili e controllabili, e vuole mettere
dei limiti precisi, ma la fantasia non è né prevedibile né controllabile. Di
questo conflitto, messo in luce dal Piccolo
Principe, ci sono delle varianti a seconda delle epoche, e ora sta
diventando sempre più consistente, anche perché siamo in un’epoca in cui la
fantasia va scomparendo. Nel senso che la fantasia ci dovrebbe essere anche in
campo politico, ma ora si ragiona sempre su quello che è, non su quello che
potrebbe essere. Goethe ad esempio diceva: io amo chi brama l’impossibile.
Perché chi brama l’impossibile è quello che s’immagina e sogna un mondo nuovo, lavora
per una società diversa, vuole fare una rivoluzione per avere una società
differente. Ora invece ci si ferma a quello che è il dato di fatto, senza
andare oltre, siamo nella civiltà dei supermercati, cioè in una civiltà in cui
veniamo consumati. I giovani non hanno punti di riferimento e le persone sono
scoraggiate, per cui si accetta lo stato delle cose come sono.
L’immaginazione
è diventata sempre più estranea ai costumi della nostra società; anche nei
regimi diciamo così democratici, che sono democratici soltanto in parte; anche
se a volte viene accettata, ma sempre controllata. Lo scontro tra creatività, intelligenza, immaginazione e le regole del
sistema che cerca di soffocarli, si trova in tutte le epoche e con metodi
diversi a seconda delle epoche, però il conflitto è sempre dello stesso tipo. La
qualità particolare di quest’opera, è quella di dare un impulso alla
riflessione, al pensiero e mette in luce il conflitto che c’è tra
l’immaginazione e le organizzazioni del potere, specialmente nel XX ma anche
nel XXI secolo. Il Piccolo Principe, come è stato elaborato da Vincenzo Iannuzzi, ma
anche nel testo originale, è un inno all’immaginazione, alla poesia e alla
libertà di pensiero.
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