TSO (trattamenti sanitari obbligatori) – La repressione psichiatrica contro i migranti in protesta
Oggi 22 Febbraio in un centro SPRAR a Isca superiore,
in provincia di Catanzaro, 18 migranti si sono incatenati davanti
all’ingresso dell’ex scuola elementare adibita a centro accoglienza, per
formare una barriera umana e impedire un trattamento sanitario
obbligatorio (T.S.O.) nei confronti di un loro compagno. “Non è vero che sta male – hanno detto nel corso della protesta – sono gli operatori dello Sprar che non capiscono nulla” riportano i media (1). “Per
sedare la protesta, che non ha creato problemi di ordine pubblico, sono
intervenuti i carabinieri della locale stazione che sono riusciti a far
rientrare quasi subito nel centro gli extracomunitari, i quali hanno
chiesto un incontro con le autorità e la prefettura di Catanzaro”.
L’uso del TSO come
modalità repressiva per contrastare le proteste dei migranti, nei centri
accoglienza e fuori, non è una novità recente, eppure solo ora si
comincia a parlarne.
“Vivere ogni giorno
senza sapere che futuro avrai non è facile- racconta un amico di A. D.-
Aspetti un anno per essere ascoltato dalla Commissione e poi la tua
richiesta viene rifiutata. Che fine farai non lo sai. Alagie non è
pazzo. Aveva solo bisogno di essere ascoltato. Aveva bisogno di un
dialogo” (2).
Il 18 Gennaio, in un centro SPRAR a Roscigno, in provincia di Salerno, A. D. , un ventottenne originario della Sierra Leone “ha creato scompiglio dopo aver saputo che la sua richiesta di rifugiato era stata bocciata”.
Come al solito dopo gli operatori e il Sindaco del paese intervengono i
carabinieri che lo portano all’ospedale “Luigi Curto” di Polla –
Sant’Arsenio. Il 28enne prova a resistere e fuggire dall’ospedale ma
viene di nuovo bloccato dai carabinieri e sottoposto ad un TSO (3).
Nelle settimane successive un’inchiesta giornalistica prova a far luce su quanto avvenuto e, grazie alla testimonianza di un infermiere dello stesso ospedale, si viene a sapere che “non sarebbe un caso isolato”:
“A lanciare l’allarme è un infermiere del reparto di psichiatria dello stesso ospedale di Sant’Arsenio, struttura che aveva già fatto parlare di sé nel giugno 2015, dopo che nel reparto di psichiatria aveva perso la vita in circostanze poco chiare Massimiliano Malzone durante un Tso. Una vicenda in cui furono coinvolti anche due dei medici già condannati in primo grado per la contenzione di Francesco Mastrogiovanni, l’insegnante di Castelnuovo Cilento morto nell’agosto del 2009 nel reparto psichiatrico del San Luca a Vallo della Lucania, dopo essere stato legato mani e piedi al letto per 87 ore durante un trattamento sanitario obbligatorio.
Nelle settimane successive un’inchiesta giornalistica prova a far luce su quanto avvenuto e, grazie alla testimonianza di un infermiere dello stesso ospedale, si viene a sapere che “non sarebbe un caso isolato”:
“A lanciare l’allarme è un infermiere del reparto di psichiatria dello stesso ospedale di Sant’Arsenio, struttura che aveva già fatto parlare di sé nel giugno 2015, dopo che nel reparto di psichiatria aveva perso la vita in circostanze poco chiare Massimiliano Malzone durante un Tso. Una vicenda in cui furono coinvolti anche due dei medici già condannati in primo grado per la contenzione di Francesco Mastrogiovanni, l’insegnante di Castelnuovo Cilento morto nell’agosto del 2009 nel reparto psichiatrico del San Luca a Vallo della Lucania, dopo essere stato legato mani e piedi al letto per 87 ore durante un trattamento sanitario obbligatorio.
“Per noi è sempre
difficile capire se effettivamente questi ragazzi abbiano realmente
problemi – spiega l’infermiere del Sant’Arsenio a proposito dei
richiedenti asilo – non si esprimono, fanno cose che noi non capiamo per
cui non sappiamo nemmeno come inquadrarli. Io faccio l’infermiere, le
mie sette ore di turno le passo con loro e a volte credo che gli
interventi siano giustificati. Anche se in altri casi ci sembra quanto
meno strano che magari uno alza la voce e viene portato in Tso. Allora
sono tutti matti questi? C’è sempre una certa facilità nel sottoporre un
paziente ad un Tso e poi magari ci si rende conto che non aveva
problemi psichiatrici. Ultimamente stiamo notando che i ricoveri di
stranieri che risiedono nelle strutture di accoglienza per richiedenti
asilo stanno aumentando. Ad esempio ne abbiamo avuti diversi da una
struttura di Romagnano a Monte, ma anche da Capaccio, Salerno e
Palinuro” (4).
Il 29 Gennaio a Briatico, in provincia di Vibo Valentia,
avviene una protesta dei 60 migranti minori che vivono nell’Hotel Torre
Sant’Irene. La protesta continua per tutto il giorno, viene danneggiata
la struttura e gli operatori chiamano i carabinieri. I migranti
resistono all’identificazione e a quel punto arriva anche un’altra
compagnia in assetto antisommossa che riesce a reprimere militarmente la
protesta: 4 persone vengono arrestate, altre due denunciate e uno dei
minori viene sottoposto a TSO (5).
Il 12 Febbraio in un centro accoglienza a Porto Sant’Elpidio, nella provincia di Fermo, un senegalese di 19 anni, arrabbiato per “la scadenza del permesso di soggiorno”
viene sedato e trasportato al reparto psichiatrico dell’ospedale Murri
di Fermo per il ricovero coatto (6). Anche in precedenza, come afferma
il sindaco, erano avvenute situazioni del genere: “Il motivo è che in
questa situazione di gestione emergenziale, purtroppo possono capitare
situazioni che necessitano di forza pubblica. Un esempio? Due sere fa è
stato fatto un Tso. Uno dei profughi aveva alzato il gomito, polizia
municipale e carabinieri sono intervenuti. Quindi è già capitato” (7).
I precedenti sono solo
alcuni degli ultimi episodi, di cui è rimasta traccia sui media: la
maggior parte delle volte notizie del genere non vengono nemmeno
riportate.
E ricordiamo che il
ricorso al TSO si estende anche al di fuori delle mura dei centri di
accoglienza, come avvenne lo scorso anno a Karima, che protestava contro
la reclusione nel CIE di Torino del compagno (8) e purtroppo in tanti
altri casi.
Note:-
http://laprovinciadifermo.com/index.php?option=com_content&view=article&id=8235:emergenza-profughi-il-sindaco-di-p-s-elpidio-tuona-non-li-volevo-ho-gia-i-miei-problemi&catid=115:fermo&Itemid=1198
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