foto tratta da: http://www.wso.no/ |
Hege Orefellen sui risarcimenti
Questa è una presentazione fatta l’anno scorso da Hege
Orefellen, sopravvissuta e avvocato, durante un evento
collaterale al Comitato CRPD
[Comitato delle Nazioni Unite sulla Convenzione sui
diritti delle persone con disabilità] sull'articolo 15
(libertà dalla tortura e dai maltrattamenti).
La sto condividendo nel contesto di questa Campagna, perché pensare ai risarcimenti, ci può aiutare ad immaginare come ottenere, (dal punto in cui ci troviamo ora, con così tanti danni compiuti, che stanno proseguendo sotto il regime della
psichiatria obbligatoria), un
mondo in cui [il regime della psichiatria obbligatoria]
sia stata sradicata, e dove la gente e la società si uniscano per guarire e facciano dei cambiamenti che siano
duraturi, rispetto al modo in cui trattiamo l'un l'altro.
La presentazione di Hege e
il video di questo evento parallelo, si
possono trovare archiviati nel sito: CHRUSP website Recources page e per il momento anche nella sidebar.
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Tortura e altri maltrattamenti in psichiatria - urgente bisogno di soluzioni efficaci, risarcimenti e
garanzie di non-ripetizione
Evento collaterale al Comitato CRPD, 30
marzo 2015, PW, sala conferenze
Hege Orefellen
- Rete Mondiale di Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria e We Shall Overcome, Norvegia
Come abbiamo appena sentito qui oggi dalle importanti
testimonianze, nell’ambito dei servizi della salute mentale si verificano gravi
violazioni. La privazione della
libertà può essere di per sé
dannosa. La detenzione a tempo indefinito è particolarmente pesante, ed è abitualmente praticata contro le persone con disabilità psico-sociali o di altro tipo. Pratiche mediche violente come l’elettroshock obbligatorio, la somministrazione coercitiva
di psicofarmaci, la contenzione e l’isolamento non costituiscono assistenza o terapia, né hanno alcun intento
legittimo. Rappresentano pratiche discriminatorie e dannose, che possono causare, nelle sue vittime, dolore
e sofferenza intensi, così come paura
e trauma profondi.
Tina parlerà
di come per questi interventi
psichiatrici coercitivi, la definizione
internazionale coincide con gli standard di tortura. Voglio
sottolineare la necessità di riconoscere la gravità del danno
perpetrato e delle sofferenze inflitte alle vittime. Come avvocato per i diritti umani, e come sopravvissuta della
psichiatria coercitiva, non posso dirlo in modo abbastanza energico, che questi trattamenti obbligatori, che portano in
sé sempre un fattore di discriminazione basata
sulla disabilità, devono essere classificati come tortura e altri maltrattamenti, ed essere aboliti. Vi è un
urgente bisogno di offrire alle vittime rimedi e risarcimenti efficaci. Ma ci sono ostacoli.
Conosciamo
l’impianto dei diritti umani in materia di tortura e altri maltrattamenti; il divieto assoluto, l'obbligo degli stati di proteggerci contro di essa,
l'obbligo di indagare sulle accuse
e di risarcire le vittime. Ma quando
i maltrattamenti vengono effettuati
in nome di un trattamento medico,
autorizzati dalla legislazione nazionale
e resi esecutivi con la legge nazionale, non c’è reale protezione o possibilità di accesso alla
giustizia. Non vi è alcun risarcimento
per le vittime e nessuna responsabilità per i responsabili. Il maltrattamento rimane
impunito.
Come i casi
di Finn e di Jolijn illustrano, c’è una
mancanza di rimedi effettivi. Nelle mani del personale medico, a cui è stata data
l'autorità di definirci, non
tenendo conto dei nostri diritti umani
fondamentali, diventiamo impotenti. Questa è, al giorno
d’oggi, la situazione che noi, i
sopravvissuti alla psichiatria coercitiva,
stiamo fronteggiando in tutto il mondo.
Riconoscere gli interventi psichiatrici coercitivi come maltrattamenti, è
il primo passo fondamentale che
deve essere preso dagli organi di Stato.
Ci rallegriamo della crescente consapevolezza
da parte dei meccanismi di monitoraggio delle Nazioni Unite, che è importante per
garantire la giustizia e la
responsabilità a tutti i livelli. In particolare accogliamo con favore il Commento Generale nr.
1 del Comitato CRPD, che dichiara
che il trattamento sanitario
obbligatorio, eseguito dagli psichiatri e da altre
figure professionali della psichiatria, è una violazione
dell’art. 15 della Convenzione ONU. Il Comitato
ne ha parlato chiaramente sia nel Commento Generale, sia nelle sue
Osservazioni Conclusive; non ci
può essere detenzione legittima
in nessun tipo di servizio psichiatrico,
i trattamenti sanitari obbligatori [TSO] violano il divieto di tortura
e di maltrattamenti nonché altre
disposizioni del CRPD, e devono
essere aboliti. Attendiamo con
impazienza ulteriori sviluppi del Comitato, riguardo
alla giurisprudenza relativamente all’art. 15 del CRPD e
incoraggiamo il Comitato a
prendere in considerazione con urgenza provvedimenti
efficaci, risarcimenti e garanzie
di non ripetizione.
Il Comitato Contro la Tortura
enfatizza, nel suo Commento Generale
nr. 3 (2012) sull’obbligo
che gli organismi di Stato hanno
di garantire il risarcimento alle
vittime di tortura, di modo che
la ricostituzione della dignità della vittima sia l'obiettivo finale nell’assegnazione di un risarcimento.
Secondo i Principi di Base e le Linee Guida sul Diritto a un Rimedio
e ad una Riparazione per le Vittime di
Gravi Violazioni del Diritto
Internazionale dei Diritti Umani adottati dall'Assemblea Generale nella risoluzione 60/147 (2005), il risarcimento comprende cinque forme di risarcimento:
restituzione, compensazione, riabilitazione,
soddisfazione e garanzie di non ripetizione. Tutto questo è di grande importanza
per le vittime di maltrattamenti
nel sistema psichiatrico.
La restituzione, una forma di risarcimento concepita per ristabilire la situazione della vittima prima che la violazione sia stata commessa, dovrebbe includere il ripristino della libertà, la liberazione dal trattamento obbligatorio, poter godere della vita famigliare e della
cittadinanza, il ritorno al proprio luogo di residenza, e il ripristino del rapporto di lavoro.
La compensazione dovrebbe essere offerta per
tutti i danni valutabili economicamente, come ad esempio i danni fisici o mentali,
la perdita di opportunità, tra cui il
lavoro e l'istruzione, i danni
materiali e la perdita di
stipendio, i danni morali e i
costi necessari per l'assistenza
legale, medica e dei servizi
sociali
.
.
La riabilitazione delle vittime della
psichiatria coercitiva dovrebbe
mirare a ripristinare, per quanto
possibile, la loro indipendenza, fisica,
mentale, sociale e delle capacità professionali, e la loro piena inclusione e partecipazione alla vita sociale. Le vittime
della psichiatria coercitiva possono essere a rischio di ri-traumatizzazione e la loro paura degli atti che ricordano
loro i maltrattamenti che hanno
subito, è motivata. Di conseguenza,
dovrebbe essere data un’alta priorità alla necessità di creare
un contesto di fiducia in cui poter fornire assistenza.
Inutile dire che, quando il maltrattamento è stato compiuto da personale
medico, all'interno del sistema
sanitario pubblico, sarà difficile, se non impossibile, per il sistema stesso, recuperare la fiducia dalle sue vittime.
La soddisfazione dovrebbe
includere misure efficaci finalizzate
alla cessazione delle continue
violazioni; la verifica dei fatti
e la divulgazione pubblica della
verità; una dichiarazione ufficiale o una provvedimento legale per il ripristino
dei diritti della vittima; sanzioni
contro le persone responsabili di tali violazioni; indagini e azioni
penali, scuse pubbliche, tra cui il
riconoscimento dei fatti e
l’assunzione di responsabilità.
Il diritto alla verità è particolarmente
importante per le vittime della
psichiatria coercitiva, dato che i
maltrattamenti sono stati compiuti con il pretesto di terapie
mediche, per tanto tempo e su
larga scala. Abbiamo bisogno di verità su quello che ci è successo, la verità sulle conseguenze, il riconoscimento e le scuse pubbliche, come primo passo di un processo di reinserimento sociale, di giustizia e di guarigione. Dal momento che le pratiche
psichiatriche coercitive rappresentano
modelli di violenza contro le persone con disabilità psico-sociali
e altre disabilità, abbiamo
bisogno di un risarcimento a livello
collettivo, quanto a livello
individuale, e speriamo che il
Comitato CRPD ne
tenga conto nel suo lavoro
e nelle raccomandazioni
future. Gli organismi di Stato dovrebbero sviluppare procedure di
risarcimento, che comprendono tutte le vittime di
interventi psichiatrici coercitivi.
Le garanzie di non-ripetizione dovrebbero includere l'adozione di misure per combattere l'impunità,
prevenire le azioni future, così come
la revisione e la riforma delle leggi
che contribuiscono a consentire queste violazioni.
Gli organismi di Stato dovrebbero riconoscere l'obbligo
immediato di bloccare i maltrattamenti,
che non possano più essere compiuti attraverso
gli interventi psichiatrici coercitivi,
e intraprendere le azioni necessarie per
abrogare la legislazione che autorizza il trattamento psichiatrico e la detenzione coercitivi,
e sviluppare leggi e politiche che sostituiscano i regimi coercitivi con servizi
che rispettino pienamente l'autonomia,
la volontà e la
parità dei diritti delle persone con disabilità.
Grazie
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