domenica 14 febbraio 2016

Intervento all'ONU di Hege Orefellen, sopravvissuta e avvocata


foto tratta da: http://www.wso.no/

Hege Orefellen sui risarcimenti

Questa è una presentazione fatta l’anno scorso da Hege Orefellen, sopravvissuta e avvocato, durante un evento collaterale al Comitato CRPD [Comitato delle Nazioni Unite sulla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità] sull'articolo 15 (libertà dalla tortura e dai maltrattamenti). La sto condividendo nel contesto di questa Campagna, perché pensare ai risarcimenti, ci può aiutare ad immaginare come ottenere, (dal punto in cui ci troviamo ora, con così tanti danni compiuti, che stanno proseguendo sotto il regime della psichiatria obbligatoria), un mondo in cui [il regime della psichiatria obbligatoria] sia stata sradicata, e dove la gente e la società si uniscano per guarire e facciano dei cambiamenti che siano duraturi, rispetto al modo in cui trattiamo l'un l'altro.
La presentazione di Hege e il video di questo evento parallelo, si possono trovare archiviati nel sito: CHRUSP website Recources page e per il momento anche nella sidebar.
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Tortura e altri maltrattamenti in psichiatria - urgente bisogno di soluzioni efficaci, risarcimenti e garanzie di non-ripetizione
Evento collaterale al Comitato CRPD, 30 marzo 2015, PW, sala conferenze
Hege Orefellen - Rete Mondiale di Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria e We Shall Overcome, Norvegia
Come abbiamo appena sentito qui oggi dalle importanti testimonianze, nell’ambito dei servizi della salute mentale si verificano gravi violazioni. La privazione della libertà può essere di per sé dannosa. La detenzione a tempo indefinito è particolarmente pesante, ed è abitualmente praticata contro le persone con disabilità psico-sociali o di altro tipo. Pratiche mediche violente come l’elettroshock obbligatorio, la somministrazione coercitiva di psicofarmaci, la contenzione e l’isolamento non costituiscono assistenza o terapia, né hanno alcun intento legittimo. Rappresentano pratiche discriminatorie e dannose, che possono causare, nelle sue vittime, dolore e sofferenza intensi, così come paura e trauma profondi.
Tina parlerà di come per questi interventi psichiatrici coercitivi, la definizione internazionale coincide con gli standard di tortura. Voglio sottolineare la necessità di riconoscere la gravità del danno perpetrato e delle sofferenze inflitte alle vittime. Come avvocato per i diritti umani, e come sopravvissuta della psichiatria coercitiva, non posso dirlo in modo abbastanza energico, che questi trattamenti obbligatori, che portano in sé sempre un fattore di discriminazione basata sulla disabilità, devono essere classificati come tortura e altri maltrattamenti, ed essere aboliti. Vi è un urgente bisogno di offrire alle vittime rimedi e risarcimenti efficaci. Ma ci sono ostacoli.
Conosciamo l’impianto dei diritti umani in materia di tortura e altri maltrattamenti; il divieto assoluto, l'obbligo degli stati di proteggerci contro di essa, l'obbligo di indagare sulle accuse e di risarcire le vittime. Ma quando i maltrattamenti vengono effettuati in nome di un trattamento medico, autorizzati dalla legislazione nazionale e resi esecutivi con la legge nazionale, non c’è reale protezione o possibilità di accesso alla giustizia. Non vi è alcun risarcimento per le vittime e nessuna responsabilità per i responsabili. Il maltrattamento rimane impunito.
Come i casi di Finn e di Jolijn illustrano, c’è una mancanza di rimedi effettivi. Nelle mani del personale medico, a cui è stata data l'autorità di definirci, non tenendo conto dei nostri diritti umani fondamentali, diventiamo impotenti. Questa è, al giorno d’oggi, la situazione che noi, i sopravvissuti alla psichiatria coercitiva, stiamo fronteggiando in tutto il mondo.
Riconoscere gli interventi psichiatrici coercitivi come maltrattamenti, è il primo passo fondamentale che deve essere preso dagli organi di Stato. Ci rallegriamo della crescente consapevolezza da parte dei meccanismi di monitoraggio delle Nazioni Unite, che è importante per garantire la giustizia e la responsabilità a tutti i livelli. In particolare accogliamo con favore il Commento Generale nr. 1 del Comitato CRPD, che dichiara che il trattamento sanitario obbligatorio, eseguito dagli psichiatri e da altre figure professionali della psichiatria, è una violazione dell’art. 15 della Convenzione ONU. Il Comitato ne ha parlato chiaramente sia nel Commento Generale, sia nelle sue Osservazioni Conclusive; non ci può essere detenzione legittima in nessun tipo di servizio psichiatrico, i trattamenti sanitari obbligatori [TSO] violano il divieto di tortura e di maltrattamenti nonché altre disposizioni del CRPD, e devono essere aboliti. Attendiamo con impazienza ulteriori sviluppi del Comitato, riguardo alla giurisprudenza relativamente all’art. 15 del CRPD e incoraggiamo il Comitato a prendere in considerazione con urgenza provvedimenti efficaci, risarcimenti e garanzie di non ripetizione.
Il Comitato Contro la Tortura enfatizza, nel suo Commento Generale nr. 3 (2012) sull’obbligo che gli organismi di Stato hanno di garantire il risarcimento alle vittime di tortura, di modo che la ricostituzione della dignità della vittima sia l'obiettivo finale nell’assegnazione di un risarcimento.
Secondo i Principi di Base e le Linee Guida sul Diritto a un Rimedio e ad una Riparazione per le Vittime di Gravi Violazioni del Diritto Internazionale dei Diritti Umani adottati dall'Assemblea Generale nella risoluzione 60/147 (2005), il risarcimento comprende cinque forme di risarcimento: restituzione, compensazione, riabilitazione, soddisfazione e garanzie di non ripetizione. Tutto questo è di grande importanza per le vittime di maltrattamenti nel sistema psichiatrico.
La restituzione, una forma di risarcimento concepita per ristabilire la situazione della vittima prima che la violazione sia stata commessa, dovrebbe includere il ripristino della libertà, la liberazione dal trattamento obbligatorio, poter godere della vita famigliare e della cittadinanza, il ritorno al proprio luogo di residenza, e il ripristino del rapporto di lavoro.
La compensazione dovrebbe essere offerta per tutti i danni valutabili economicamente, come ad esempio i danni fisici o mentali, la perdita di opportunità, tra cui il lavoro e l'istruzione, i danni materiali e la perdita di stipendio, i danni morali e i costi necessari per l'assistenza legale, medica e dei servizi sociali
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La riabilitazione delle vittime della psichiatria coercitiva dovrebbe mirare a ripristinare, per quanto possibile, la loro indipendenza, fisica, mentale, sociale e delle capacità professionali, e la loro piena inclusione e partecipazione alla vita sociale. Le vittime della psichiatria coercitiva possono essere a rischio di ri-traumatizzazione e la loro paura degli atti che ricordano loro i maltrattamenti che hanno subito, è motivata. Di conseguenza, dovrebbe essere data un’alta priorità alla necessità di creare un contesto di fiducia in cui poter fornire assistenza. Inutile dire che, quando il maltrattamento è stato compiuto da personale medico, all'interno del sistema sanitario pubblico, sarà difficile, se non impossibile, per il sistema stesso, recuperare la fiducia dalle sue vittime.
La soddisfazione dovrebbe includere misure efficaci finalizzate alla cessazione delle continue violazioni; la verifica dei fatti e la divulgazione pubblica della verità; una dichiarazione ufficiale o una provvedimento legale per il ripristino dei diritti della vittima; sanzioni contro le persone responsabili di tali violazioni; indagini e azioni penali, scuse pubbliche, tra cui il riconoscimento dei fatti e l’assunzione di responsabilità.

Il diritto alla verità è particolarmente importante per le vittime della psichiatria coercitiva, dato che i maltrattamenti sono stati compiuti con il pretesto di terapie mediche, per tanto tempo e su larga scala. Abbiamo bisogno di verità su quello che ci è successo, la verità sulle conseguenze, il riconoscimento e le scuse pubbliche, come primo passo di un processo di reinserimento sociale, di giustizia e di guarigione. Dal momento che le pratiche psichiatriche coercitive rappresentano modelli di violenza contro le persone con disabilità psico-sociali e altre disabilità, abbiamo bisogno di un risarcimento a livello collettivo, quanto a livello individuale, e speriamo che il Comitato CRPD ne tenga conto nel suo lavoro e nelle raccomandazioni future. Gli organismi di Stato dovrebbero sviluppare procedure di risarcimento, che comprendono tutte le vittime di interventi psichiatrici coercitivi.

Le garanzie di non-ripetizione dovrebbero includere l'adozione di misure per combattere l'impunità, prevenire le azioni future, così come la revisione e la riforma delle leggi che contribuiscono a consentire queste violazioni.
Gli organismi di Stato dovrebbero riconoscere l'obbligo immediato di bloccare i maltrattamenti, che non possano più essere compiuti attraverso gli interventi psichiatrici coercitivi, e intraprendere le azioni necessarie per abrogare la legislazione che autorizza il trattamento psichiatrico e la detenzione coercitivi, e sviluppare leggi e politiche che sostituiscano i regimi coercitivi con servizi che rispettino pienamente l'autonomia, la volontà e la parità dei diritti delle persone con disabilità.

Grazie

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