TO DEAD OF CLASS - ITALY 1968 |
Campagna a sostegno della CRPD (Convenzione
delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità) in materia di
divieto assoluto di Trattamento
Sanitario Obbligatorio (TSO) e internamento – Contesto e argomenti cardine
• La CRPD
sposta i termini del dibattito sul
trattamento sanitario obbligatorio e l'internamento, in quanto ne stabilisce il divieto assoluto su base
internazionale.
• La CRPD
è direttamente vincolante per la stragrande maggioranza dei paesi (ratificata
da 162 su 192 stati membri delle Nazioni Unite). In alcuni paesi ha maggior
peso della legge nazionale ed è vincolante nei processi. 88 paesi hanno anche ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, che
autorizza il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità a prendere in
carico casi individuali. Ed è grazie a questi potenti meccanismi e alla
continua collaborazione tra CRPD e stati membri a livello nazionale e
internazionale, che i governi locali
vengono sollecitati a rispettare il divieto assoluto del TSO e dell'internamento, attraverso l’abrogazione di
leggi relative alla salute mentale, nella garanzia che nessuno
venga trattenuto all’interno di
una struttura psichiatrica o sottoposto
a trattamento sanitario contro la sua volontà.
• Inoltre, sebbene ci siano divergenze di opinione tra gli organismi delle
Nazioni Unite che hanno ratificano il trattato (alcuni
adottano gli standard della CRPD altri no), il Gruppo di Lavoro sulla
Detenzione Arbitraria (WGAD), organismo indipendente che si occupa di diritti
umani, si è allineato agli standard della CRPD in materia divieto assoluto del
trattamento sanitario obbligatorio (TSO) e dell'internamento. Ciò
significa che, secondo il WGAD,
tutti i paesi sono vincolati dalle
stesse norme, compresi quelli, come
gli Stati Uniti, che non hanno ratificato
la Convenzione.
• La CRPD garantisce alla persona libertà di scelta, indipendentemente dalla
limitazione o meno della propria capacità decisionale. Ciò
costituisce forte garanzia di fronte al diritto di
rifiutare qualsiasi trattamento o intervento
psichiatrico non richiesto, dal momento che il principio giuridico su cui si fonda il
trattamento sanitario obbligatorio (TSO), è quello di ritenere la
persona non in grado di prendere le
proprie decisioni. I governi
hanno anche il dovere
di garantire supporto alle persone nel
loro processo decisionale individuale in rapporto ai servizi disponibili, in particolare quelli relativi ad approcci alternativi. Tale
supporto sarà sempre concordato con il soggetto interessato.
• La CRPD vieta
l’internamento (TSO) presso strutture psichiatriche sia in
seguito a mera diagnosi, sia nel caso che, in aggiunta, la persona sia ritenuta “pericolosa per se o per gli altri” o “necessiti di cure”. Come sottolineato
dal Comitato per i diritti delle persone
con disabilità e da altri organismi,
verranno scartate in fase preliminare tutte quelle proposte che consentirebbero
la privazione della libertà, e quindi l’internamento, che si basano
esclusivamente sullo status di
disabilità.
• La psichiatria istituzionale, che
inizialmente è “stata a guardare” e non ha partecipato attivamente alle fasi
del procedimento, ha cominciato a
reagire man mano che è apparso chiaro che le Nazioni Unite avrebbero fortemente sostenuto il divieto assoluto del trattamento sanitario obbligatorio.
• L'APA (American Psychiatric Association) e il WPA (World Psychiatric Association), hanno scritto una lettera, per contestare il divieto assoluto del TSO richiesto dal Relatore speciale ONU sulla tortura Juan Méndez, e purtroppo Méndez ha ritrattato; la sua posizione era incoerente anche per quanto concerne il divieto del TSO.
• L'APA (American Psychiatric Association) e il WPA (World Psychiatric Association), hanno scritto una lettera, per contestare il divieto assoluto del TSO richiesto dal Relatore speciale ONU sulla tortura Juan Méndez, e purtroppo Méndez ha ritrattato; la sua posizione era incoerente anche per quanto concerne il divieto del TSO.
• Recentemente, sette
psichiatri, tra cui Benedetto Saraceno, ex direttore
del Dipartimento di Salute Mentale e Abuso di Sostanze dell’OMS, hanno scritto una lettera al Lancet Psychiatry, in cui si dichiaravano
contrari alle posizione del Comitato per
i diritti delle persone con disabilità; in particolare
relativamente al punto No.1 dei
General Comments, in cui si dichiara che il trattamento sanitario obbligatorio
(TSO) incide sulla capacità
giuridica del soggetto, è da considerarsi una forma di
tortura, violenza e abuso, che viola il
diritto all'integrità fisica e mentale
delle persone.
• La posizione espressa nell’articolo del Lancet, cioè che con il divieto del trattamento sanitario obbligatorio si discriminerebbero le persone con disabilità,
negando loro l’accesso alle cure, sembra
aver influenzato la Sottocommissione
ONU per la prevenzione della tortura,
che ha recentemente introdotto una
misura che costituisce eccezione relativamente al
consenso libero e informato.
La SPT (Sottocommissione ONU per la prevenzione della tortura), ritiene che il trattamento sanitario
obbligatorio è necessario per difendere
il diritto alla salute, e che il
suo divieto potrebbe rappresentare
un trattamento crudele, inumano o
degradante.
• La SPT (Sottocommissione ONU per la prevenzione della
tortura) e il gruppo dei sette psichiatri vorrebbero
farci tacere e lasciarci senza
alcuna possibilità di difenderci
contro l'aggressione da parte di coloro
che hanno una laurea in medicina,
che sostengono la nostra presunta incoscienza di malattia e
inconsapevolezza del beneficio
delle cure. Lasciando da parte l’inconsistenza delle loro diagnosi e
il fallimento dei loro trattamenti, essi
mirano, in contrapposizione alla posizione della CRPD, alla negazione del diritto al consenso informato. Perfino nei casi in cui la volontà di una persona non sia chiaramente espressa, la CRPD pretende che ci sia buona fede nell’interpretazione della reale volontà e delle effettive
preferenze della persona, e
non consente al personale medico di sostituirsi ai suoi presunti interessi.
• L'obiettivo di questa Campagna è quello di rimuovere
gli ostacoli che il sistema psichiatrico pone sul nostro
cammino. Attraverso molteplici argomentazioni
cercheremo di spingere i governi a promuovere un cambiamento radicale a livello legislativo e politico che sia più democratico ed inclusivo e che
promuova reciproca cooperazione, piuttosto che paura e capri espiatori.
Campaign
to Support CRPD Absolute Prohibition of Commitment and Forced Treatment –
Background and Talking Points
·
CRPD changes the terms of debate
about forced treatment, because it establishes an absolute prohibition of
forced treatment and commitment as a matter of international law.
·
CRPD is directly binding on an
overwhelming majority of countries (ratified by 162 out of 192 UN member
states). In some countries it has
a status higher than ordinary law and is directly effective in the national
courts. 88 countries have also
ratified the CRPD Optional Protocol, which authorizes the Committee on the
Rights of Persons with Disabilities to consider individual complaints. The availability of these
potential enforcement mechanisms, along with national and international
monitoring of compliance with CRPD for all states parties, puts legal and
political pressure on governments to comply with the absolute prohibition by
repealing mental health laws and ensuring that no one is held in a mental
health facility against their will, or treated against their will.
·
In addition, although there is
a division of opinion among UN treaty bodies (some adopting the CRPD standards
while others disagreeing), the Working Group on Arbitrary Detention, a UN human
rights mechanism that is not bound to any treaty, has upheld the CRPD standard
of absolute prohibition of commitment and forced treatment. This means that, in the opinion of the
WGAD, all countries are bound by the same standard, including those, like the
United States, that have not ratified the CRPD.
·
CRPD guarantees the freedom to
make one’s own choices irrespective of the person’s actual or perceived
difficulties in decision-making. This
is an important guarantee of the right to refuse any unwanted psychiatric
treatment or intervention, since a common legal basis of forced treatment is to
deem the person to be incompetent to make her own decisions. Governments also have the positive
obligation to provide independent support for decision-making about service
options and to ensure that non-medical approaches are made available. Support is always subject to the
person’s will and preferences.
·
CRPD prohibits commitment to
mental health facilities whether it is based on a psychiatric diagnosis alone
or whether factors such as “danger to self or others” or “need for treatment”
are added. As pointed out by the
Committee on the Rights of Persons with Disabilities and others, proposals to
restrict the prohibition to deprivation of liberty based “solely” on disability
(i.e. allowing commitment when based on disability plus other factors) were
rejected during the treaty negotiations.
·
The organized psychiatric
profession, which took a wait and see attitude at earlier stages and did not
play a significant role in the negotiations, started to react as it became
clear that UN mechanisms intended to fully uphold the absolute prohibition of
commitment and forced treatment.
o The APA and WPA wrote a letter objecting to the absolute ban on
forced treatment called for by UN Special Rapporteur on Torture Juan Méndez,
and unfortunately Méndez retreated; his position was inconsistent as well with
regard to prohibition of commitment.
o More recently, seven psychiatrists including Benedetto Saraceno,
formerly the director of WHO’s Department of Mental Health and Substance Abuse,
wrote a letter to the Lancet Psychiatry objecting to the standards explained by
the Committee on the Rights of Persons with Disabilities in their General
Comment No. 1, which established that forced psychiatric treatment violates the
right to legal capacity and also infringes the rights to freedom from torture,
freedom from violence and abuse, and the right to physical and mental
integrity.
o The view expressed in the Lancet opinion piece, that a prohibition
of forced treatment discriminates against people with disabilities by denying
them the right to treatment, appears to have influenced the UN Subcommittee on
Prevention of Torture, which recently adopted a standard for exceptions to free
and informed consent. The SPT
considers that forced treatment is necessary to uphold the right to health and
that a prohibition may amount to cruel, inhuman or degrading treatment.
o The SPT and seven-psychiatrists’ approach would keep us silenced and
without any ability to defend ourselves against aggression by those with a
medical degree who would claim we simply aren’t capable of understanding how
sick we are and how great their treatment is. Leaving aside the objective bankruptcy of psychiatric
diagnosis and treatment, they aim to defeat the right of free and informed
consent while the CRPD approach upholds it. Even in cases where a person’s will is not clear, the CRPD
requires a good-faith best interpretation of the person’s actual will and
preferences, and never allows medical professionals to substitute their opinion
about the person’s alleged best interests.
·
The aim of this Campaign is to
push past the roadblocks that psychiatrists are putting in our way, and bring
out as many facets as possible of the arguments that can be used to persuade
governments to make a radical shift in law and policy in the interests of a
society that is more democratic and inclusive, and that promotes mutual
cooperation rather than fear and scapegoating.
C Contact : Tina Minkowitz, tminkowitz@earthlink.net
C Center for the Human Rights of Users and Survivors of Psychiatry, www.chrusp.org
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