Peter Lehmann e Peter Stastny, autori del libro Le alternative di cui abbiamo bisogno Verso la realizzazione di un sistema psicosociale umano |
Il libro Statt
Psychiatrie 2 (Invece della psichiatria 2), è stato ripubblicato sia
in tedesco che in inglese (Alternatives beyond psychiatry). Si tratta
della riedizione di Statt Psychiatrie, uscito nel 1993 e da tempo
fuori catalogo; riflette gli attuali orientamenti dell’auto-aiuto, delle
alternative non psichiatriche che fanno fronte ai problemi psicologici e dei
percorsi per un trattamento, che rispetti i diritti umani. Utenti psichiatrici,
terapeuti, giuristi, sociologi, psichiatri e parenti di tutti i continenti
offrono informazioni rispetto al loro lavoro alternativo, gli scopi, le
esperienze, i successi. Essi rispondono alle seguenti domande:
– Cosa faccio, se
vado fuori di testa? Dove posso trovare un aiuto degno di fiducia per un
parente o un’amica in difficoltà?
– Come mi proteggo dal trattamento sanitario
obbligatorio? Come posso attivarmi come parente o amico?
– Cosa posso fare se non sopporto più di
continuare a lavorare in psichiatria? Che tipo di alternative alla psichiatria
esistono? Come posso partecipare alla loro realizzazione?
– Ammesso che la psichiatria venga abolita: Cosa
proponete… invece della psichiatria?
Nel capitolo “Cosa
aiuta quando impazzisco”, quattordici ex–utenti psichiatrici descrivono come
sono venuti a capo dei loro problemi psicologici, senza finire tra le ruote
della psichiatria. Si prendono anche in considerazione metodi naturali per far
fronte alla malinconia, gruppi di auto-aiuto per persone con convinzioni fuori
dall’ordinario, cosiddetti uditori di voci che capiscono le loro voci e
riescono a lavorarci in modo produttivo.
“Modelli di sostegno
professionale” è il titolo di un altro capitolo, in cui vengono presentate
numerose alternative funzionanti: dalla Soteria, il progetto Windhorse e la
Casa del fuggitivo di Berlino, fino ai progetti non- e anti-psichiatrici in
Alaska e in Sicilia e a “Il dialogo aperto” di Jaakko Seikkulas in Finlandia.
Gli interventi tesi a ridurre e impedire i conflitti, producono una sostanziale
riduzione di interventi coercitivi e di prescrizioni di psicofarmaci. Karyn
Baker spiega come a Toronto ai parenti degli utenti psichiatrici si insegna
come si fa ad aiutare a sostenere i loro famigliari durante il processo di
recupero (recovery), invece di spingerli ad assumere psicofarmaci e/o
promuovere la loro “carriera” psichiatrica.
In “Strategie per
l’affermazione delle alternative e dei trattamenti umani” Maths Jesperson
descrive il modello dell’ombudsman (difensore civico) a Skåne
(Svezia); Jim Gottstein parla dell’associazione PsychRights in
Alaska e come riesce ad imporre, attraverso le azioni per il risarcimento dei
danni causati dai danni degli interventi coercitivi psichiatrici e degli
psicofarmaci, che questi risarcimenti vengano devoluti allo sviluppo di alternative non-psichiatriche.
Laura Ziegler e Miriam Krücke chiariscono il fattore della difesa dei diritti e
dell’auto-aiuto nei testamenti biologici; David Oaks presenta
l’organizzazione MindFreedom International, che è accreditata
presso l’ONU come Ong consultiva e che si adopera per l’applicazione dei
diritti umani, base fondamentale per una rivoluzione non–violenta nel sistema
psicosociale. Dan Taylor descrive la battaglia della sua organizzazione perché
si ottengano condizioni di vita umane per gli utenti psichiatrici nello stato
del Ghana; l’inglese Jan Wallcraft descrive l’utilità di ricerche controllate
da utenti e sopravvissuti alla psichiatria, al fine di consolidare le
alternative al loro nascere. Andrew Hughes riferisce di quanto sia vasta la
preparazione che la sua associazione offre agli utenti psichiatrici, per
renderli pronti alla partecipazione attiva.
Nel capitolo finale lo
psichiatra irlandese Pat Bracken sostiene la necessità di una radicale
trasformazione paradigmatica: si deve smetterla con la tendenza di considerare
le difficoltà umane come se fossero problemi tecnici, per sviluppare una
comprensione non-psichiatrica, che in un ambiente psicosociale seriamente
riformato giudica come prioritari le relazioni, le connessioni, i significati,
i valori e gli aspetti del potere e che, in second’ordine, rifiuta le terapie,
i servizi e persino gli psicofarmaci. I curatori del libro, Peter Stastny e
Peter Lehmann, criticano la riforma psichiatrica che dura da più di cento anni,
e attribuiscono ad essa la responsabilità dell’incremento dei trattamenti
sanitari obbligatori, anche in regime ambulatoriale, dell’incremento della
pratica dell’elettroshock, del dilagare della psichiatrizzazione di bambini e
di persone anziane, e dei massicci danni causati dagli psicofarmaci. Essi
esigono che finalmente le alternative vengano realizzate e che, dato che è
stato dimostrato che le numerose alternative hanno avuto successo, si creino
delle possibilità di scelta, come dovrebbe essere ovvio in una società che
considera se stessa democratica.
Stastny e Lehmann
presentano in modo chiaro, e portano a una sintesi riuscita, le possibilità
dell’auto-aiuto individuale e collettivo, delle riforme strutturali, della
difesa da provvedimenti psichiatrici indesiderati e l’impegno per le
alternative alla psichiatria. Peter Lehmann è membro del consiglio della Rete
Europea degli (ex)-utenti e sopravvissuti alla psichiatria (ENUSP) e
da quasi trent’anni è attivo nell’ambito dell’auto-organizzazione di utenti e
sopravvissuti psichiatrici e della loro collaborazione consapevole con i pochi
operatori psichiatrici critici. Peter Stastnzy è Associate Professor di
psichiatria all’Albert Einstein College of Medecine di New York e cofondatore
della Rete per le alternative e il recupero (INTAR),
presentata nel libro, nella quale si sono unificati i progetti alternativi più
significativi a livello mondiale.
Ulteriori informazioni: www.antipsychiatrieverlag.de
a cura di Erveda Sansi
da 'l Gazetin, giugno 2009 (testo riveduto)
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