martedì 4 marzo 2014

Capaci di intendere e volere. La detenzione in manicomio degli oppositori al fascismo di Marco Rossi

TORINO 7-3-2014
Presentazione di "Capaci di intendere e volere. La detenzione in manicomio degli oppositori al fascismo" di Marco Rossi



La psichiatria nasce come scienza dedita alla normalizzazione e alla reclusione e, da quando esiste, svolge il suo ruolo repressivo affiancando poteri politici, sociali e religiosi. In Italia il sistematico utilizzo del manicomio per reprimere silenziosamente gli oppositori era stato teorizzato nell'Ottocento dal criminologo Cesare Lombroso e applicato dallo Stato liberale contro il nascente movimento operaio e contadino. Durante il regime fascista centinaia di donne e di uomini, "schedati" per le loro idee e il loro agire in contrasto con l'ordine costituito, sono stati privati della libertà, non solo in carcere o al confino, ma anche dentro strutture manicomiali. 
La psichiatria diventa complice del potere, il sapere medico viene asservito al potere poliziesco e giudiziario: la detenzione manicomiale venne praticata con logica totalitaria e disumana, nel tentativo di zittire le voci del dissenso e di annientare le vite e le intelligenze non sottomesse, rinchiudendo e torturando i corpi delle persone
libere nei lager della follia. Le diagnosi usate per internare oppositori e dissidenti erano "politiche": epilessia politica, follia bolscevica, squilibrio politico, altruismo morboso, pericolosità sociale. Queste etichette dimostrano come un pensiero possa subire lo stravolgimento della propaganda e possa essere fatto passare per deviante, e messo pertanto fuori gioco. Se
infatti all'interno di un carcere o al confino, l'individuo mantiene la sua dignità di oppositore, all'interno del manicomio esso è un "folle" come tanti e il suo pensiero è
frutto della sua malattia. Ancora oggi, a trent'anni dalla chiusura dei manicomi, la psichiatria continua nelle pratiche di etichettamento diagnostico, marginalizzazione, repressione e manicomializzazione di individui ed esperienze non allineate e non allineabili. Oggi l'internamento viene fatto attraverso il trattamento sanitario obbligatorio (TSO). Vicende tragiche
come quella di Franco Mastrogiovanni, morto dopo essere
stato abbandonato legato ad un letto per quattro giorni, ne hanno svelato la violenza e atrocità. Oltre alla reclusione coatta, la psichiatria oggi più di ieri continua ad inventare nuove malattie, ad etichettare comportamenti finora ritenuti "normali" e che diventano "devianti" e da curare, allargando così il suo bacino di utenti e consumatori di psicofarmaci. L'invasione della diagnosi nelle nostre vite e l'uso istituzionale di pseudopatologie, smitizzano anch'esse la pretesa imparzialità della psichiatria, così come le storie raccontate in questo libro. Ancora una volta la follia non è quella degli ospiti dei manicomi, ma piuttosto la follia degli psichiatri e delle loro diagnosi, la follia delle parole di Lombroso, la follia di una scienza asservita al potere.
Antifascisti in manicomio
Collettivo antipsichiatrico Mastrogiovanni
Federazione Anarchica Torinese
anarresinfo.noblogs.org
"Capaci di intendere e volere. La detenzione in manicomio degli oppositori al fascismo"
di Marco Rossi.
Presentazione del
libro con l'autore
fotocop in prop corso palermo 46 to 2014 02 28








Nessun commento:

Posta un commento