martedì 19 novembre 2024

“SOCIALMENTE PERICOLOSO. La triste ma vera storia di un ergastolo bianco” di Luigi Gallini

 


TORINO venerdì 22 novembre alle ore 20:30
c/o la Libreria COMUNARDI via San Francesco da Paola 6

presentazione del libro:
“SOCIALMENTE PERICOLOSO. La triste ma vera storia di un ergastolo bianco”

di Luigi Gallini, Contrabbandiera editrice

Una accorata denuncia sulla pericolosità sociale con la presenza di:

Luigi Gallini, 
Collettivo InformaCarcere (Firenze),
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud (Pisa),
Nicola Valentino
Ri-Congiunzioni


sabato 2 novembre 2024

L'Assemblea Parlamentare Europea chiede l'eliminazione dell'art, 5.1 e che consente la detenzione per "malattia mentale" e altri gruppi "socialmente disadattati"

 



L'Assemblea Parlamentare Europea ha approvato il 24 maggio 2024 la Raccomandazione 2275, che chiede l'eliminazione dell'articolo 5.1e, il quale consente la detenzione basata su "malattia mentale" e altri gruppi "socialmente disadattati". 


Pubblichiamo qui la traduzione italiana, l'originale si trova qui: https://pace.coe.int/pdf/

Porre fine alla detenzione di persone “socialmente disadattate”


Raccommandazione 2275 (2024)

Autore/i: Assemblea parlamentare

Origine: Testo adottato dalla Commissione permanente, a nome dell'Assemblea, il 24 maggio 2024 (vedi doc. 15983, relazione della Commissione per gli Affari Sociali, per la Salute e lo Sviluppo sostenibile, relatore: Stefan Schennach).


  1. Il diritto alla libertà è tra i diritti umani uno dei più fondamentali. È garantito dall'articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (STE n. 5, “la Convenzione”). Tuttavia, la Convenzione prevede una limitazione del diritto alla libertà basata specificamente sull’incapacità mentale, sul consumo di droga o di alcol o sull’assenza di fissa dimora. La formulazione dell'articolo 5.1.e, presumibilmente ereditata dal movimento eugenetico, suggerisce che gli alienati, gli alcolisti, i tossicodipendenti, i vagabondi possano essere posti in detenzione regolare. Queste persone sono state qualificate come "socialmente disadattate", in passato anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo; un approccio considerato discriminatorio e stigmatizzante dalla comunità dei difensori dei dei diritti umani.

giovedì 12 settembre 2024

Tina Minkowitz, intervento all' ONU - Comitato sui diritti delle persone con disabilità (CRPD)


Tina Minkowitz, intervento alla 744a sessione, 31a sessione, Comitato sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) - ONU

28 agosto 2024

Traduzione in Italiano dell'intervento a cura di Erveda Sansi

Grazie per avermi invitato a parlare.

Tratterò dell'abolizione della psichiatria coercitiva come parte della deistituzionalizzazione e di un nuovo modo di comprendere la crisi di una persona, che da senso a questo onere.

Il Comitato ha chiesto l'abolizione dei regimi di trattamento e di ospedalizzazione coercitivi nelle istituzioni della salute mentale, nel Commento generale nr. 1, nelle Linee Guida all'art. Nr 14, nel Commento generale n. 5 e nelle Linee guida sulla deistituzionalizzazione.

Le Linee guida sulla deistituzionalizzazione inseriscono questo obbligo in un contesto che richiede, tramite il settore della disabilità, strategie pianificate esaustive e indennizzi. È inaccettabile che qualsiasi strategia di deistituzionalizzazione statale, lasci fuori la consistente popolazione sottoposta alla psichiatria coercitiva. L'abolizione della psichiatria obbligatoria non richiede un maggiore sforzo di qualsiasi altra misura di deistituzionalizzazione, in termini di fattibilità, perché venga fornito supporto e inclusione nella comunità. La sfida è dovuta direttamente alla continua discriminazione e alla paura basate su stereotipi negativi. Nelle Linee guida il Comitato afferma che nessuno dovrebbe essere istituzionalizzato quando vive una crisi personale.

Tale crisi non è un problema che richiede cure mediche, né la persona dovrebbe essere trattata come un problema sociale da risolvere con un intervento coercitivo. Come possiamo allora capire la natura della crisi e di che tipo di supporto è necessario? Dobbiamo iniziare con il punto di vista della persona in questione. Io vivo una crisi quando sento che non c'è via d'uscita da un'esperienza di sofferenza o quando c'è una sfida che non posso affrontare usando gli strumenti e le risorse che ho. In quella situazione cerco aiuto o potrei sentirmi senza speranza e rinunciare a qualunque cosa ciò significhi per me. È essenziale comprendere che la crisi non significa che la persona manchi di capacità di azione o di consapevolezza. Ma piuttosto che ci serviamo di ciò che conosciamo e questo potrebbe non essere sufficiente.

In quel momento, sia il supporto consapevole di sè stessi che da parte degli altri, che rispetti la propria esperienza, può portare a una maggiore risolvibilità, se non a una risoluzione immediata. Non è facile ma è indispensabile. Senza l'autodeterminazione della persona, qualsiasi supporto o intervento è solo un atto a cui la persona deve reagire. E se viene sperimentato come ostile e aggressivo, tale intervento aumenta notevolmente la sofferenza, la disperazione e la sconfitta. La crisi può anche essere capita dal punto di vista sociale o interpersonale, come una situazione in cui qualcuno potrebbe essere preoccupato per me. Sto agendo in modi che gli altri non capiscono. La dimensione sociale e interpersonale della crisi deve essere affrontata nei suoi termini. Ci sono più partecipanti che hanno esigenze, punti di vista e interessi diversi. È essenziale riconoscere i sentimenti, le paure, i conflitti di interesse della persona che è preoccupata e, se si contatta la persona per cui ci preoccupa, si deve farlo rispettosamente come un invito, non come un intervento.

Credere che la preoccupazione, mentre ci si sente impotenti nell'alleviare il disagio dell'altra persona o nel correggere il suo comportamento disturbante, giustifichi una chiamata alle autorità di salute mentale o alla polizia per chiedere aiuto ha portato a disastri enumerabili diffusi in tutto il mondo. Queste sono le ingiustizie per le quali chiediamo risarcimenti, incluso garanzie di non ripetizione. Dobbiamo costruire nuovi sistemi e servizi di supporto, basati sulla solidarietà. Queste esistono su piccola scala in più parti del mondo, ma bisogna che diventino parte della vita quotidiana.

Ho menzionato molte di queste pratiche nel mio libro Reimaging Crisis Support. Ne scopro di nuove ogni volta. Infine, voglio riconoscere le sfide, poste dalla resistenza alle norme CRPD da parte di molti Stati Parte, nonché di alcuni meccanismi internazionali e regionali. Non dobbiamo arrenderci di fronte a queste sfide, ma continuare a combattere, poiché i sopravvissuti non hanno altra scelta che combattere per le proprie vite e la propria libertà. Grazie.



mercoledì 11 settembre 2024

La riduzione graduale degli psicofarmaci - Tapering Psychiatric Drugs - Mad in America

 

L'articolo lo si trova quì:
è possibile leggerlo in italiano selezionando traduzione in italiano nella barra in alto



About five years into my career in the mental health field, I began to truly realize the depths of corruption involved in the pharmaceutical industry. My eyes were first opened during a clinical psychology internship at a local psychiatric hospital. I saw the revolving door at the hospital with people stabilizing and then returning again a month later, polypharmacy or people being over medicated to the point of being unable to participate in therapy, and people of color being more likely to be forcibly medicated. My supervisors at the time all considered this to be the system functioning properly, but I was aghast and disillusioned at the lack of healing that was happening in an inpatient setting.

My first job after graduate school was another eye-opening experience that almost prompted me to leave the field. I was a research coordinator for an inpatient hospital involved with clinical research trials bringing depression drugs to market. I was completely shocked at what I witnessed in the industry-sponsored research trials. I witnessed the rubber-stamped FDA approval process for experimental drugs that had adverse reactions or no efficacy, yet were still approved after only a three-month follow up study. I saw people being included that did not meet all inclusion criteria and vice versa with the exclusion criteria. I saw data being thrown out that should have been reported. I was sent to trainings in nice locations with all expenses paid to learn how to do the “industry sponsored version” of the scientific method; their version was vastly different than the scientific method I was trained in at university level neuroscience labs.

The discrepancies, deceptions, and greed were hard for me to come to terms with and it inspired me to go into the field of therapy in order to offer holistic alternatives to traditional treatments.  The internal friction within me between what I was taught (or indoctrinated into believing) in graduate school versus what I witnessed in the field encouraged me to learn alternatives to the mainstream psychotherapy treatments.

martedì 10 settembre 2024

Forced Treatment: Abolition vs Not Abolition


Abolition

Not Abolition

Free and informed consent means that there are no capacity barriers and everyone has the right to decide, without coercion or manipulation, after receiving full information and any desired support.

Free and informed consent means ensuring full information is provided to everyone who has the capacity to consent.

Stop forced treatment’ means ending in law and practice all forced treatment regimes, including inpatient and outpatient commitment, forced treatment in any setting, and forensic psychiatric commitment, and preventing the enactment of any new ones.

We say ‘stop forced treatment’ to prevent the enactment of new forced treatment regimes, such as the targeting of unhoused people, but do not seek to repeal involuntary commitment laws.

Without law reform forced treatment will continue – removing the power given to psychiatry by forced treatment laws is essential.

Forced treatment can be abolished without law reform – what matters is changing practices.

Reparations for forced psychiatry can benefit from the full application of international law – it can mean:

systemic changes to disempower psychiatry

* economic, social and political justice for survivors

help and support to repair harm caused by the violations

truth telling and compensation through a reparations commission organized by human rights authorities, not health authorities

* apologies by state and mental health systems only after lasting power shift and change of conduct, subject to survivors’ acceptance.

Reparations for forced psychiatry means compensation for malpractice, or an apology from the mental health system.

Justifications of forced treatment are based on prejudice and amount to disability profiling – we need instead:

non-judgmental support for dealing with suicidal feelings

one fair and respectful system for violence interruption – not psychiatry, and not policing in its current form

* acceptance of non-ordinary mental states without fear.

It’s ok to use forced treatment if the person is dangerous to themselves or others, or having a psychotic episode.

Forced psychiatry is an act of unjustified violence.

We do not need to take on unrealistic responsibilities to control other people’s life outcomes.

We can find safe ways to meet our safety and self-care needs and our legitimate responsibilities towards others.

We can apply harm-reduction and de-escalation principles when faced with the need to interrupt violence.

Using forced psychiatry against others in our personal lives can be separated from the fight for legal abolition.

To win everyone’s freedom and guarantee non-recurrence of violations, we must begin to fight openly for abolition through strategic litigation

If we want to win cases, we have to use the law as it is now even though it is fundamentally unjust.

© Tina Minkowitz 2024, free to circulate intact with credit

Trattamento sanitario obbligatorio: Abolizione vs Non Abolizione

 

Abolizione

Non abolizione

Il consenso libero e informato significa che non ci sono barriere di capacità e che tutti hanno il diritto di decidere, senza coercizione o manipolazione, dopo aver ricevuto informazioni complete e qualsiasi supporto desiderato.


Consenso libero e informato significa garantire che tutte le informazioni siano fornite a tutti coloro che hanno la capacità di consentire.
"Stop al trattamento sanitario obbligatorio" significa porre fine, per legge e in pratica, a tutti i regimi di trattamento obbligatorio, compreso il ricovero ospedaliero e ambulatoriale, il trattamento obbligatorio in qualsiasi contesto e l'internamento psichiatrico forense, e impedirne l'attuazione di nuovi.Diciamo "stop al trattamento obbligatorio" per impedire l'emanazione di nuovi regimi di trattamento obbligatorio, come prendere di mira le persone senza fissa dimora, ma non cerchiamo di abrogare le leggi sul trattamento sanitario obbligatorio.
Senza una riforma legislativa, il trattamento obbligatorio continuerà: è essenziale rimuovere il potere conferito alla psichiatria dalle leggi sul trattamento obbligatorio.Il trattamento obbligatorio può essere abolito senza riformare la legge: ciò che conta è cambiare le pratiche.
Gli indennizzi nell'ambito della psichiatria obbligatoria possono trarre beneficio dalla piena applicazione del diritto internazionale, il che può significare:

 cambiamenti sistemici per privare di potere la psichiatria

 giustizia economica, sociale e politica per i sopravvissuti

 aiuto e supporto per rimediare il danno causato dalle violazioni

 dire la verità e risarcire attraverso una commissione per i risarcimenti organizzata dalle autorità per i diritti umani, non dalle autorità sanitarie

 scuse da parte dello Stato e dei sistemi di salute mentale solo dopo un duraturo

spostamento di potere e un cambiamento di condotta, che deve essere soggetto all'accettazione dei sopravvissuti.


Gli indennizzi causati dalla psichiatria obbligatoria significa un risarcimento per negligenza, o delle scuse da parte del sistema di salute mentale.
Le giustificazioni del trattamento obbligatorio si basano su pregiudizi ed equivalgono a una profilazione della disabilità: abbiamo invece bisogno di:

 un supporto non giudicante per gestire i sentimenti suicidi

 un sistema equo e rispettoso per l'interruzione della violenza, non la psichiatria e non la polizia nella sua forma attuale

 accettazione senza paura di stati mentali non ordinari
È accettabile ricorrere al trattamento obbligatorio se la persona è pericolosa per sé o per gli altri, o se sta avendo un presunto episodio psicotico

La psichiatria obbligatoria è un atto di violenza ingiustificata. Non abbiamo bisogno di assumerci responsabilità irrealistiche per controllare la vita di altre persone. Possiamo trovare modi sicuri per soddisfare i nostri bisogni di sicurezza e cura di noi stessi e le nostre legittime responsabilità nei confronti degli altri. Possiamo applicare i principi di riduzione del danno e di ridimensionamento quando ci troviamo di fronte alla necessità di interrompere la violenza.L'uso della psichiatria obbligatoria contro gli altri nelle nostre vite personali può essere separato dalla lotta per l'abolizione legale.


Per conquistare la libertà di tutti e garantire il non ripetersi delle violazioni, dobbiamo iniziare a lottare apertamente per l'abolizione attraverso un contenzioso strategico.


Se vogliamo vincere le cause, dobbiamo usare la legge così com'è ora, anche se è fondamentalmente ingiusta.

© Tina Minkowitz 2024, free to circulate intact with credit

Traduzione di Erveda Sansi

Originale qui: https://www.ilcappellaiomatto.org/2024/09/forced-treatment-abolition-vs-not.html