La psichiatria in Francia, zona di non-diritto di Pink Belette
Dal blog francese: http://depsychiatriser.blogspot.it/ |
Una paziente in trattamento sanitario obbligatorio fa il suo «audit» nell’ambito della Campagna per il sostegno del divieto assoluto del trattamento sanitario obbligatorio, in applicazione del CRPD dell’ONU.
contributo alla Campagna per il divieto assoluto del TSO: in inglese e francese
Perchè sono contro le «cure» sotto costrizione:
Si potrebbe credere che, nel paese della libertà, si ha ancora diritto alla propria integrità morale e fisica.
Niente di più falso. Per esperienza, è impossibile per chiunque, sfuggire a una cura obbligatoria (SPDT, “soin à la demande d’un tiers” “cura su domanda di una terza persona” o “pericolo imminente”).
E’ sufficiente che venga richiesta da una persona (sia la famiglia, un vicino di casa ...), che dice che “non si sta bene”, si è turbati, agitati, “instabili”, arrabbiati, depressi, sulla difensiva, “in opposizione”, “deliranti”, dimagriti, bulimici, fumatori di erba, drogati ...
Basta anche che si rifiuti il ricovero o il trattamento, perché i medici si avvicendino per chiedere un trattamento sanitario obbligatorio. Una volta ricoverati in ospedale, “loro” vi faranno capire che perdete i vostri diritti personali, argomentando che: “ora siamo responsabili di voi PER TUTTO” ... Per contro, di fronte a voi, non “si” è responsabili di nulla...
A partire dalla legge Bachelot del 5 luglio 2011, in particolare se avete la sfortuna di contestare la diagnosi o il trattamento, dopo la dimissione ospedaliera non è più possibile liberarsi della coercizione, ed è lì che è più perversa: iniezioni obbligatorie, colloqui obbligatori con il medico ospedaliero non scelto (per essere precisi, è possibile scegliere tra due medici).
Il peggio: se vi rifiutate di andare al centro di salute mentale della zona assegnata, la polizia viene gentilmente a prendervi a casa per ricoverarvi con un trattamento sanitario obbligatorio, a un livello ancora più coercitivo (SPDRE, “su richiesta dello Stato”) e per un tempo più lungo, senza autorizzazione di contatti con l’esterno (!) fino a che non saranno riusciti ad annullarvi la volontà. Così accade che gli interessati devono abbandonare le loro abitazioni per “vivere” in psichiatria (a volte per decenni, vedi il caso di Dimitri Fargette) ...
Sono testimone: in Francia ci si deve preoccupare sul serio…
1. Non c'è alternativa alla psichiatria istituzionale (lobby di psichiatri E dell’industria farmaceutica contro altre forme di terapia);
2. Nessuna letteratura o cultura antipsichiatrica (“sopravvissuti” non ce ne sono ...)
3. L’Ordine dei Medici Psichiatri che sospende: tutti gli psichiatri “diversi” rispetto al sistema consensuale (secondo il Dr. O.G, psichiatra liberale ed ex direttore di clinica);
4. L’Ordine dei Medici Psichiatri che sospende: uno psichiatra responsabile della morte di un paziente ... solo per 2 settimane (vedi il caso di Florence Edaine)
5. La “Mafia delle tutele”: qualsiasi paziente che viene ricoverato ripetutamente, è automaticamente messo sotto tutela o curatela (senza il consenso, è rinforzata) ...
6. Le madri si vedono togliere i figli subito dopo che è stata loro fatta una diagnosi di malattia mentale; non ci sono mai stati scandali mediatici ...
7. Alle donne in età fertile si fa intendere che devono innanzitutto adottare la contraccezione, facendo capire tra le righe che, in ogni caso, il loro bambino verrebbe loro tolto. Quello che non viene loro detto è che tutti neurolettici attraversano la barriera placentare, perciò ho sentito parlare di molti casi di aborti spontanei di donne che sono in trattamento. Un’infermiera ha detto che si somministra l’Haldol alle donne incinte, cosa che “dimostrerebbe” la cosiddetta “poca nocività dell’Haldol” (!). A questo proposito non c’è mai stato nessuno studio e nessuno scandalo mediatico…
8. Servizi chiusi, brulicanti di depressi, che non sono ancora in “imminente pericolo” e che si sentono particolarmente male quando vengono loro somministrati, ad esempio 4 (!) antidepressivi alla volta ...
9. Una cella d’isolamento sempre occupata (chiamata “stanza di terapia intensiva”!), che contribuisce al “folklore” ...
10. “Abbonato una volta, sempre abbonato”: i trattamenti che non potremo MAI smettere;
11. Non ci sono studi a lungo termine sugli effetti degli psicofarmaci...
12. Nessuna possibilità di ricorso nei casi di abusi psichiatrici (sistema interno di “mediazione” obsoleto: il male ti porta a scrivere una lettera al direttore dell’istituzione ...)
Perché sono contro il nuovo sistema del “Giudice delle Libertà e Detenzioni” (relativamente alla legge del 27 settembre 2013):
Vi fanno credere che questa è la via per il ricorso. Niente di più falso, salvo nel caso di un vizio di forma (che non accade quasi mai, dal momento che gli psichiatri hanno interesse affinché la procedura venga fatta nella forma dovuta). Altrimenti, è una reclusione in più ...
1. Il giudice non è uno psichiatra, si prende ben cura di non mettere in discussione il giudizio dei medici, che è alla base. Per contro, gli è stato spiegato che ogni paziente che contesta il trattamento è in “opposizione”, che è già la prova di “negazione di malattia”.
2. I medici lo trovano un modo comodo per scaricare le proprie responsabilità, in quanto “è il giudice che decide”. E poi vediamo i pazienti che procedono in fila davanti all’ufficio del giudice, accompagnati da un sanitario: “vi portiamo la signora X”...
3. Vi si concede un avvocato, nominato una settimana prima, ma che non è possibile contattare prima. Il giorno dell'udienza, si hanno 15 minuti per fare conoscenza con lui e prepararsi, e questo “nelle apposite sezioni”…
4. E’ molto allarmante il fatto che non si trovi un avvocato di uno studio privato, tranne forse a Parigi, e solo per un ricorso alla Corte d’Assise.
5. Il giudice si giustifica di non poter togliere il trattamento sanitario obbligatorio, se richiesto dal direttore dell’istituzione. Ma tutte le richieste di trattamento sanitario obbligatorio passano attraverso l’approvazione del direttore. Quindi, tutti si mettono la coscienza a posto.
6. Una volta completata l’udienza (10 minuti), dove uno si vede destabilizzato, accusato e messo in dubbio, il giudice “ordina” la prosecuzione del ricovero e la misura dell’obbligatorietà, cosa che conferisce forza di legge ai medici (e quindi l’impunità totale) e, SOPRATTUTTO, dà ancora più peso al provvedimento.
7. Inutile precisare che, se fossimo stati ancora credibili prima, ora non lo siamo più del tutto e questo è definitivo. Se ci si rifiuta di firmare il foglio o di comparire è peggio, e ci si attira l’ira dei medici e del personale infermieristico, che vi fanno pressione , vi umiliano e vi maltrattano. Non ci si può nemmeno rifiutare che l’udienza abbia luogo.
8. Il giudice sa giustamente che è per volontà politica che si deve mettere a tacere i “recalcitranti”, attraverso la via chimica e coercitiva. E’ quindi completamente accondiscendente.
Perché sono contro il trattamento sanitario obbligatorio:
Insisto sul fatto che gli psichiatri ospedalieri hanno pieni poteri per la scelta e il dosaggio dei trattamenti, non si tratta MAI di un consenso informato. Il “rapporto rischio-beneficio” è sempre dalla loro parte, anche in caso di sovradosaggio, anche se la persona assume già 17 psicofarmaci e pesa 200 kg (come nel caso di un’amica a cui è stato dato Zyprexa e Xeroquel, che come risultato ha avuto un incidente vascolare cerebrale). Essi non sono mai responsabili nemmeno degli effetti collaterali e vi guidano “gentilmente” verso il vostro medico di base…
Inoltre, sono sempre i medici che “decidono” al vostro posto, se state bene o no, anche se non vi conoscono o vi hanno visto solo per 5 minuti…
L’effetto perverso della cosa è che è talmente insopportabile il fatto che ti recludono e ti mettono la camicia di forza chimica, che dopo un mese fingi di stare meglio, rinneghi le tue opinioni e smetti di lamentarti rispetto agli effetti collaterali per poter uscire, altrimenti ti diagnosticano anche dei “disturbi comportamentali” e una “negazione della malattia”…
SONO STATA TORTURATA: con Zyprexa (sovradosaggio), con Solian, con Tercian, con Risperdal (8 mg per 50 kg), con Haldol (90 gocce al giorno) e “abbattuta” con il Valium (40mg! ) ...
Il medico e gli infermieri si sono rifiutati di prendere in considerazione: le difficoltà di parola, i tremori, le convulsioni, le discinesia, l’impazienza insopportabile, le angosce mortali, la voglia di morire e le torture psicologiche (“inferno” mentale) che sono comparsi immediatamente e sono persino peggiorati con il tempo. Ho combattuto invano, sostenendo che i neurolettici anestetizzano la coscienza, fanno perdere la memoria, rendono docili e suggestionabili, rendono depressi e ancora più ansiosi, incidono sulle capacità intellettuali e distruggono l’anima.
Sono stata anche messa più volte in isolamento, con l’uso della violenza da parte del personale E da parte del personale per la sicurezza, anche se non sono MAI stata aggressiva. Sono stata messa in contenzione, sono stato spogliata con la forza, sono stata disidratata, umiliata, abusata, maltrattata…
Oggi, anche se ho diritto a un trattamento meno disumano, mi iniettano Abilify a lento rilascio (dopo il quarto tentativo di suicidio), rimango “dipendente” dal Valium, sono traumatizzata e sempre all’erta, nel timore di perdere i miei “obblighi” o di fare cattiva impressione, per non parlare della totale mancanza di prospettive, di motivazione e di gioia nella mia vita, per non parlare della mia vita affettiva che è una miseria (la morte spirituale, l’isolamento, la depressione, l’ansia ... ).
La mia carriera artistica, iniziata con successo, è stata definitivamente spezzata durante i miei anni migliori (la trentina) e sono ora nell’incapacità di creare, mentre prima abbondavo di idee e avevo i mezzi per metterli in opera. E’ anche troppo tardi e troppo complicato per me ora diventare madre.
Vivo in condizioni precarie a spese dello Stato.
Perché sono sempre stata contraria alle loro “diagnosi” patologizzanti:
Sono una persona che durante la prima infanzia ha vissuto i peggiori traumi (stupri e abusi, molestie), la maggior parte delle memorie sono venute a galla più di trenta anni dopo, cosa che ha molto inciso sul mio equilibrio mentale. Purtroppo ho dovuto constatare che, secondo gli psichiatri (per quello che mi hanno creduto ...), non ci sarebbe alcun rapporto di causa ed effetto tra ciò che ho sofferto e i miei problemi (!), cosa che è così enorme e ridicola, che avrei preferito piangere ...
Insieme alla Dr.ssa Muriel Salmona, l’unica psichiatra in Francia a mia conoscenza che affronta la sofferenza mentale dal punto di vista dei traumi, ho potuto constatare che in Francia, nessuna presa in carico specifica è prevista o proposta, e dopo 8 anni di psichiatria, nessun medico fino ad oggi mi ha diagnosticato una sindrome da stress post-traumatico con dissociazione, che pertanto dovrebbe essere il caso, dopo che si ha subito degli stupri, nella maggior parte dei casi, secondo la Dottoressa Muriel Salmona (Association Mémoire Traumatique et Victimologie). Non ho quasi mai potuto fare un lavoro terapeutico con uno psichiatra.
Per quanto riguarda la loro diagnosi di schizofrenia, non è mai stata documentata, spiegata o argomentata, e la mia cartella è stata redatta sulle “osservazioni” dei medici e su semplici “impressioni” del personale sanitario... Ho anche potuto constatare che parlare di spiritualità portava inevitabilmente ad una diagnosi di “delirio mistico”, quindi, secondo loro, di schizofrenia.
Ne traggo la conclusione che la reclusione e le loro cattive cure, non hanno fatto altro che aggiungere altri traumi, non credo per un solo momento che le loro malattie immaginarie derivino da uno squilibrio chimico nel mio cervello o da una qualsiasi “malattia” organica, so che gli effetti dei neurolettici sono catastrofici se presi per un lungo periodo e sono pienamente d’accordo con molti anti-psichiatri di livello internazionale, tra cui: Dr. Peter Breggin, Joanna Moncrieff, David Healy, Robert Whitaker, Thomas Szazs Peter Goetzsche e altri ... (vedi il sito madinamerica.com).
Pink Belette, marzo 2016
IN CONFORMITA’ ALLA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA, GLI ARTICOLI 12, 14 E 15, COME INTERPRETATI DAL COMMENTO GENERALE N. 1 E DALLE LINEE GUIDA PER L’ARTICOLO 14, E AI PRINCIPI E ORIENTAMENTI DI BASE E LE LINEE GUIDA, PUBBLICATI DAL GRUPPO DI LAVORO DELL’ONU, SULLA DETENZIONE ARBITRARIA, PRINCIPIO 20 E LINEE GUIDA 20, SOSTENGO L’ABOLIZIONE TOTALE DELLA PSICHIATRIA COERCITIVA E DEI TRATTAMENTI SANITARI OBBLIGATORI.
RIVENDICO TUTTI I MIEI DIRITTI ALLA PERSONA IN QUANTO DONNA MAGGIORENNE PROTETTA, PERONA DISABILE, IN PARTICOLARE IL DIRITTO INALIENABILE, DI DISPPORRE PIENAMENTE DEL MIO CORPO E DEL MIO SPIRITO, SENZA CHIMICA IATROGENA, E ALLA MIA LIBERTA’ INCONDIZIONATA.
CONSIDERO LA PSICHIATRIA ISTITUZIONALE E LE SUE PRATICHE COERCITIVE COME UN CRIMINE CONTRO L’UMANITA’, UNA VIOLAZIONE DELLA DIGNITÀ E DELLA LIBERTA’ DI PENSIERO.
Pink Belette, marzo 2016
Traduzione dal francese a cura di Erveda Sansi
Nessun commento:
Posta un commento