In violazione dell’articolo 16 dell’ONU, le persone portatrici di un handicap psichico subiscono trattamenti degradanti, che si fanno beffa della dignità umana.
Ultimamente sono stata ricoverata 2 volte nell’ospedale
psichiatrico del mio dipartimento. In giugno mi hanno messo in una stanza di
isolamento e mi hanno contenuta per 2
giorni. Sono andata in bagno la domenica a mezzogiorno e sono stata ricoverata
verso le 17. L’indomani, sempre contenuta, ho gridato che dovevo fare la pipì.
Dato che non arrivava nessuno, alla fine ho urinato nel letto. Sono arrivati
degli infermieri. Mi hanno svestita a forza e mi hanno allargato le gambe per
mettermi un pannolone per incontinenti. Mi hanno strappato il pigiama e tentato
di togliermi il mio reggiseno, tutto con una violenza inaudita. Ancora oggi
provo un profondo sentimento di vergogna, e percepisco questo atto come una
violazione della mia intimità. Quando ci penso mi viene un nodo alla gola e mi si stringe lo stomaco.
La 2ª volta, a settembre, sono stato messa in una
stanza di isolamento. Era dotata di servizi igienici chiusi dall’esterno, cosa
che costringeva a urinare in un secchio igienico, sotto l’ “occhio vigile” di
una telecamera di videosorveglianza. Così rinchiusi per 3 giorni e 4 notti, si
perde la nozione del giorno e della notte. Quando finalmente si esce, si è
diventati docili come una pecora pronti a mendicare, o quasi, gli psicofarmaci
che vi sono stati prescritti e che vi vengono somministrati a orari
prestabiliti 3 volte al giorno.
Questi sono i metodi shock impiegati
dall’ospedale psichiatrico del mio Dipartimento, per assoggettare i più
recalcitranti ... Come si può mantenere l’autostima e reintegrarsi socialmente,
quando si ha subito questi trattamenti e quando non si può comunicare ciò che è
stato vissuto?
Vivo nel Sud della Francia, paese dei Diritti dell’Uomo, che ha come motto
“Libertà, Uguaglianza, Fraternità”. Mi è stato riconosciuta un’invalidità
dell’80%.
Voglio dare la mia testimonianza per fermare questi metodi, indegni per gli
esseri umani e indegni per il XXI secolo.
Vorrei anche dire che quando ero legato, hanno stretto i lacci di
contenzione talmente forte, che non ero in grado di muovermi e che persino
senza muovermi, la mia caviglia è stata lacerata.
Vorrei aggiungere che nel medesimo ospedale
vengono usate misure vessatorie nei confronti dei pazienti; si toglie loro
tutta la dignità, costringendoli a rimanere in pigiama davanti ad altri
pazienti per almeno 5 giorni, più spesso per una settimana o più. È il medico che decide di togliere
l’obbligo.
Infine, bisogna sapere che nel nostro paese, i
pazienti psichiatrici internati sono di pertinenza del “giudice della libertà e
della detenzione”, che è anche il giudice dei detenuti di diritto comune,
mentre la maggior parte di noi non ha commesso alcun reato. Dopo circa 10
giorni, si ha il permesso di comparire dinanzi al giudice. Come difendersi
quando, storditi dagli psicofarmaci, è difficile persino pensare in modo chiaro,
ad allineare le frasi e a trovare le parole? In realtà, lo scopo di questa
udienza è prima di tutto quello di dimostrare che non si è collaboranti per
quanto riguarda le cure, cosa che giustifica la continuazione dell’internamento
nella struttura.
Potrei anche parlare degli effetti che hanno
avuto su di me i neurolettici. Quando mi sono stati somministrati per la prima
volta, sono tornata alla realtà dopo 3 giorni attacco di delirio acuto. Dal
momento che ogni volta che cesso di prenderli o che li scalo troppo
bruscamente, o che mi prescrivono un altro trattamento, ho una ricaduta.
Mi dicevano che ero brillante e ora non sono che
l’ombra di me stessa: ho perso i miei affetti, ogni senso critico, qualsiasi
capacità di analizzare, tutta la mia intelligenza emotiva e le mie facoltà
cognitive. Poiché sono le emozioni che conservano la memoria, sono vuota di
ricordi da 17 anni. Ho grandi buchi neri sugli eventi che ho vissuto, cosa che
è terribilmente spaventoso. Ho perso ogni curiosità intellettuale, ogni
interesse per qualsiasi cosa, compreso l’ambito per il quale ho frequentato
l’università. Subisco la vita senza viverla veramente. Sono una morta vivente.
In certi momenti sono anche stata zombificata. E’ così che mi è stato imposto
un obbligo di cure, dopo la mia dimissione dall’ospedale (legge che è stata
generalizzata in Francia da Nicolas Sarkozy nel 2011): ogni 14 giorni mi è
stato somministrato un’iniezione di 50 mg di Risperdal Consta e gli infermieri passavano ogni sera a casa mia,
per costringermi a prendere una dose di 4 mg di Risperdal (Risperidone). Ero
incapace di concentrarmi e soffrivo terribili ansie, perciò sono stata
costretta a lavorare tempo parziale.
Potete pubblicare la mia testimonianza e spero
che servirà per mettere fine ad alcuni dei metodi usati dalla psichiatria
moderna. So che un giorno la gente sarà sorpresa dell’impiego di metodi così
barbari e forse in un prossimo futuro gli individui, con l'avanzare delle
conoscenze, trascineranno i medici e le industrie farmaceutiche responsabili
della loro condizione, davanti alla giustizia.
E’ paradossale: gli “psichiatri”, come suggerisce
il loro nome, dovrebbero curare la psiche (l’anima). Ma proprio come disabili
psichici, non siamo trattati come esseri umani da una parte del personale e
questo nell’indifferenza quasi totale della società, che tollera tali
trattamenti degradanti che sono in contrasto con la Convenzione delle Nazioni Unite, che è contro la tortura e i
trattamenti degradanti. Ci sono le piante, gli animali, i malati di mente e la
specie umana. Cosa si immaginano? Che, perché perdiamo la ragione, perdiamo la
nostra coscienza, che non abbiamo un’anima e che i nostri sentimenti sono
quelli di un animale? In realtà penso che non lo fanno perché costituiamo un
pericolo per loro e per i pazienti, ma perché credono che trattandoci così,
questo ci dissuaderà dal sospendere i farmaci. Si disilludano! Ancora e ancora
cesseremo di prenderli, per dimostrare loro il contrario e per dimostrare a noi
stessi che siamo esseri umani.
Io stessa l’ho sperimentato: nel 2013, sono stato
ricoverato di nuovo all’ospedale psichiatrico, dopo aver interrotto il mio
farmaco. Non ho subito abusi e questa volta non e mi sono imbattuta in uno
psichiatra umano, che mi ha spiegato che dovevo essere stabilizzata per 4 anni
prima di poter provare (con l'aiuto di un medico) smettere i neurolettici. Non
ho mai più smesso i miei farmaci. Ho avuto una ricaduta nel 2015 (in quel
periodo prendevo, da sola, delle compresse) forse perché le mie dosi erano
troppo basse. In ospedale, sotto la pressione della mia famiglia, lo psichiatra
mi ha somministrato un’iniezione di Abilify
e dato che questo trattamento è destinato alle persone schizofreniche, ho avuto
per la seconda volta una ricaduta.
Oggi vorrei tornare alle compresse e essere vista
come un essere umano responsabile. Le iniezioni depot sono degradanti. Non permettono
di sfumare e di regolare i farmaci. Senza contare che i loro effetti a lungo
termine non sono noti. Che cosa accadrebbe in caso di sindrome neurolettica
maligna? E’ una domanda che mi pongo. Purtroppo gli psichiatri abusano di
queste iniezioni, generalizzano e banalizzano senza valutare gli effetti che
provocano. Quanto a me, il trattamento non lo interrompo più, perché a causa di
quello che ho letto, ho capito come i neurolettici o gli antipsicotici siano
una droga e deve essere scalata molto gradualmente durante un lungo lasso di
tempo, utilizzando dei cuscinetti di stabilizzazione. Interrompere bruscamente
è il modo migliore per passare alla follia. Mi ci sono voluti 17 anni perché capissi
tutto questo, che, se me l’avessero detto fin dall'inizio (o quasi), considerandomi
un’adulta a tutti gli effetti, un paziente come qualsiasi altro, dotato di
coscienza e ragione, io di certo non sarei al mio 10° o 11° ricovero.
Traduzione a cura di Erveda Sansi
Traduzione a cura di Erveda Sansi
Nessun commento:
Posta un commento