domenica 24 aprile 2016

Don Weitz: Lottare per essere liberi


Lottare per essere liberi: Abolire il Trattamento Sanitario Obbligatorio – Una presentazione al Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità/CRPD


Più di 60 anni fa sono stato etichettato come “schizofrenico”, rinchiuso e sottoposto coercitivamente a 110 shock insulinici al McLean Hospital, una psicoprigione (ospedale psichiatrico), vicino a Boston, affiliato alla Harvard Medical School (Scuola di Medicina di Harvard) e al Massachusetts General Hospital (Ospedale Generale del Massachusett). Stavo attraversando una crisi d’identità esistenziale, ed ero impegnato a scoprire quello che avrei voluto essere e fare con la mia vita nel college, e mi hanno psichiatrizzato con l’etichetta di “malattia mentale” & “schizofrenia”. La mia famiglia era d’accordo con gli psichiatri che mi hanno sottoposto al trattamento sanitario obbligatorio e rinchiuso senza il mio consenso. Per 15 mesi ho vissuto in un reparto esclusivamente maschile, insieme ad altri 15 - 20 pazienti, alcuni danneggiati nel cervello dall’elettroshock e dalla lobotomia, altri intimiditi e traumatizzati dagli psicofarmaci “sicuri ed efficaci”. Noi tutti abbiamo sofferto la degradazione e l’umiliazione di essere incarcerati; la nostra vita quotidiana istituzionale era totalmente controllata dagli strizzacervelli. Negli anni successivi alla mia “dimissione” nel 1953, quando studiavo psicologia all’università e vedevo altri psichiatri, soffrivo frequentemente di ansia e di attacchi di panico.



A quel tempo i pazienti non avevano diritti legali o civili, nemmeno il diritto di fare ricorso per il trattamento sanitario obbligatorio: non avevo diritto a fare ricorso o di rifiutare lo shock insulinico, o qualsiasi trattamento psichiatrico indesiderato. So come ci si sente ad essere trattati da prigionieri, cosa vuol dire perdere la libertà, senza un’udienza o un processo. Detenzione preventiva: in realtà è questo il trattamento sanitario obbligatorio. So quello che significa essere torturati nel sistema psichiatrico coercitivo disumano, dove i diritti umani sono considerati dei “privilegi”. Le violazioni dei nostri diritti umani negli anni ‘50 continuano tuttora. In psichiatria i diritti umani sono una farsa. [1]

Internamento involontario

L’internamento involontario è un’atrocità legale che deve essere abolita. Si tratta di un procedimento psichiatrico legale, molto comune e diffuso, imposto dagli psichiatri, dai giudici e dalla polizia, praticamente in ogni paese in cui la psichiatria è legittimata dalle leggi oppressive sulla salute mentale, e promossa da funzionari del governo che parteggiano per la psichiatria, e dai media corporativi: lo Stato di polizia psichiatrica. Le leggi sul trattamento sanitario obbligatorio autorizzano la detenzione o l’imprigionamento di persone in tutte le strutture psichiatriche e i centri di salute mentale, non solo per la durata di giorni, ma anche per settimane, mesi o anni - in particolare sotto il “certificati di rinnovamento”, del governo dell’Ontario [2,3]. Per essere chiari: il ricovero involontaria è la perdita di libertà senza un’udienza pubblica o un processo, e senza l’addebito di alcun reato civile o penale. Sebbene sia legale e messo in atto da molti Stati e Province, il ricovero involontario è in realtà una detenzione preventiva rigorosamente vietata dal diritto internazionale dei diritti umani; potenzialmente tutte le leggi sanitarie psichiatriche provinciali e statali, violano i nostri diritti umani e internazionali, ma c’è poca o nessuna consapevolezza, discussione e resistenza su questa situazione terribile.
In Ontario, i criteri per privare un cittadino della libertà sono così mal definiti, vaghi e generici, che potenzialmente sono applicabili a qualsiasi persona. Il ricovero involontario si qualifica come palese violazione dei diritti umani o dei “diritti dei pazienti”, che non sono mai menzionati nella legislazione sulla salute mentale. Considerate questa formulazione del “ricovero involontario” e della valutazione psichiatrica iniziale di 72 ore del Mental Health Act (Legge sulla Salute Mentale) dell’Ontario:
“Condizioni per il trattamento sanitario obbligatorio –
(a) che il paziente sia affetto da un disturbo mentale che per natura o qualità si possa presumibilmente tradurre in,
(i) gravi danni fisici al paziente,
(ii) gravi danni fisici ad un’altra persona, o
(iii) un grave deterioramento fisico del paziente, o [che si tradurrà] in sostanziale deterioramento mentale o fisico, a meno che il paziente rimanga in custodia di una struttura psichiatrica; ...” [4]
Sotto le definizioni della legge [Mental Health Act], “disturbo mentale, significa qualsiasi malattia o disabilità della mente”. Questa definizione è una finzione giuridica, è assurda, è illogica e non scientifica. La mente, che è un’astrazione o un costrutto teorico, come Szasz ha fatto notare, non può essere malata o disabile, solo il corpo può essere malato. Inoltre, questa definizione chiave, sostiene ovviamente il non scientifico e screditato modello biomedico di “malattia mentale ” della psichiatria, che è consolidato in tutte le edizioni del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), la bibbia delle etichette diagnostiche, false e stigmatizzanti, della psichiatria. Inoltre, la frase “sostanziale deterioramento mentale o fisico” è pericolosamente imprecisa e soggettiva e permette a qualsiasi medico di rinchiudere ed etichettare cittadini innocenti, firmando semplicemente certificati, come il “Modulo 1”, che autorizza un primo periodo di 72 ore di osservazione e di valutazione, spesso seguito dal “Modulo 2”, che autorizza due settimane di ricovero involontario, seguito dal “Modulo 3”, che autorizza altri 30 giorni e periodi più lunghi con un “certificato di proroga”. Inoltre, il termine chiave “si possa presumibilmente tradurre in” è estremamente fuorviante e discutibile, in quanto è risaputo che gli psichiatri non possono prevedere che vi siano danni, pericolosità o violenza, in modo valido e attendibile.

Il trattamento sanitario obbligatorio

E’ già abbastanza grave che gli psichiatri abbiano così tanto potere e che molti siano incompetenti, mentre privano ogni giorno migliaia, se non milioni di persone innocenti, della libertà; ma hanno anche il potere di trattarci o aggredirci coercitivamente – naturalmente in nome della “salute mentale”. Anche se il “consenso informato” è un concetto e un principio medico-etico chiave in medicina ed esiste a partire dallo storico Codice di Norimberga del 1947, in psichiatria e nel sistema della salute mentale è spesso violato, è un’altra farsa, perché gli psichiatri e altri medici ne violano e ne ignorano abitualmente i criteri basilari. Considerate questi requisiti fondamentali del consenso e del consenso informato al trattamento, enunciato in modo chiaro e conciso nel Health Care Consent Act dell’Ontario:

Elementi del Consenso

Per il consenso al trattamento vengono richiesti i seguenti requisiti:
1.     Il consenso deve essere relativo al trattamento.
2.     Il consenso deve essere informato.
3.     Il consenso deve essere dato volontariamente.
4.     Il consenso non deve essere dato mediante un’interpretazione sbagliata o la frode.

Consenso informato…

1.     La natura del trattamento.
2.     I benefici attesi del trattamento.
3.     I rischi materiali del trattamento.
4.     Gli effetti collaterali del trattamento.
5.     Possibilità alternative.
6.     Eventuali conseguenze se non ci sottopone al trattamento. [5]
Anche se alcuni sopravvissuti alla psichiatria potrebbero aver acconsentito all’assunzione degli psicofarmaci e/o all’elettroshock (“TEC”), in realtà nessuno è stato informato completamente sui rischi più rilevanti e sulle possibili alternative. Da alcuni tale consenso è stato dato involontariamente e sotto minaccia, sotto pressione dello staff, mediante l’intimidazione, la contenzione fisica o con la forza. A Toronto, durante le udienze pubbliche sull’elettroshock, nell’aprile del 2005, nemmeno uno dei sopravvissuti si è ricordato di essere mai stato informato sugli effetti più rilevanti della “TEC”, come la perdita di memoria permanente, i danni cerebrali, i traumi, e le alternative non mediche o di comunità non sono mai state menzionate. Sul consenso informato, violazioni simili sono state ricordate durante le testimonianze di sopravvissuti agli psicofarmaci. In altre parole, il consenso informato ai trattamenti psichiatrici è un mito, inesistente nella realtà, particolarmente nei reparti psichiatrici. [6] Sulla base di molti studi, del sapere comune e della testimonianza personale, riguardanti la violazione del consenso informato ai trattamenti, parliamo di trattamento coercitivo, di aggressione psichiatrica. Gli psichiatri e gli altri medici che evitano di informare pienamente i pazienti su qualsiasi trattamento prescritto e sui relativi rischi, dovrebbero essere perseguiti penalmente per negligenza medica e aggressione. Contemporaneamente, a tutti i pazienti psichiatrici si devono dare informazioni essenziali e accurate sul consenso informato, sotto forma scritta o in formati alternativi, ai quali possano avere facilmente accesso e che possano capire; si deve dare loro anche l’opportunità per discutere qualsiasi questione sul consenso informato, incluso il diritto di rifiutare qualsiasi trattamento, con un difensore dei pazienti o un avvocato e un traduttore se fosse richiesto.
E’ tempo di iniziare a criminalizzare e di lanciare delle class-action contro i trattamenti sanitari obbligatori e i ricoveri coatti; è ora che la smettiamo di sanificare queste gravi violazioni dei diritti umani e questi crimini psichiatrici come “trattamenti”.
Basta parole. Che ne dite di un po’ di vere azioni per un cambiamento? Sono in gioco la nostra libertà e la nostra vita!

Note:
  1. D. Weitz. “Struggling Against Psychiatry’s Human Rights Violations: An Antipsychiatry Perspective”. Radical Psychology [online] vol.7, 2008,
Per altri testi critici alla psichiatria vedi anche T. Szasz. Psychiatry: The Science of Lies. Syracuse University Press, 2008; P. Breggin, Brain-Disabling Treatments in Psychiatry, NY:Springer Publishing Company, 2008; B. Burstow, Psychiatry and the Business of Madness: An Ethical and Epistemological Accounting, Palgrave Macmillan, 2015.
  1. D.Hiltz and A. Szigeti. A Guide to Consent & Capacity Law in Ontario. LexisNexis Canada Inc., 2006/2007.
  1. H. Savage and C. McKague. Mental Health Law in Canada. Toronto: Butterworths, 1988.
  1. Mental Health Act. R.S.O. 1990 S.20 (5).  In Hiltz & Szigeti, p.295.
  1. Hiltz & Szigeti, p, 182.
  1. Coalition Against Psychiatric Assault. Inquiry Into Psychiatry, 2005. https://coalitionagainstpsychiatricassault.wordpress.com/events/past-events/inquiry-into-psychiatry-2005/
***

Don Weitz è un sopravvissuto alla psichiatria e attivista per la giustizia sociale e l’antipsichiatria.
Nei primi anni ‘50, gli hanno somministrata 110 shock insulinici, mentre era stato sottoposto a ricovero coatto e incarcerato per 15 mesi al McLean Hospital. Per oltre 30 anni è stato attivo nel movimento di liberazione antipsichiatrico. Nel 1977 è stato co-fondatore, con Harvey “Alf” Jackson e Bob Carson, della Ontario Mental Patients Association, che presto cambiato nome in On Our Own (Da Noi Stessi). Nel 1980, è stato co-fondatore di Phoenix Rising, insieme alla sopravvissuta all’elettroshock e avvocata Carla McKague, della prima rivista antipsichiatrica canadese, gestita dai sopravvissuti. Pochi anni dopo, nel 1983, è stato uno dei membri fondatori del Comitato dell’Ontario per fermare l’electroshock, la prima organizzazione che organizza udienze pubbliche sull’elettroshock e che ha fatto pressioni sul Ministero della Salute di Toronto e Ontario, per abolire la “TEC” e ha partecipato alla disobbedienza civile non violenta in Canada e negli Stati Uniti. Nel 2003, è stato co-fondatore, insieme al Dr. Bonnie Burstow, della Coalition Against Psychiatric Assault (Coalizione contro assalto psichiatrico) (CAPA), che ha organizzato udienze pubbliche sugli psicofarmaci e l’elettroshock nel 2005; CAPA ha inoltre organizzato diverse manifestazioni e dimostrazioni pubbliche contro l’elettroshock, e una protesta a Toronto, che ha partecipato alla Giornata Internazionale di Protesta contro Elettroshock il 16 maggio 2015. A partire dalla fine del 1990, Don è anche difensore dei diritti dei senzatetto e loro sostenitore per l’ottenimento di alloggi a prezzi accessibili, come membro della Ontario Coalition Against Poverty. Vive a Toronto.

18 marzo 2016

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