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lunedì 16 dicembre 2024
Tina Minkowitz: intervento alle Nazioni Unite 2nd Meeting, Consultation on mental health and human rights
giovedì 12 dicembre 2024
Escaped Lunatic | Irit Shimrat | Madness Radio
Call me Crazy: Stories from the Mad Movement by Irit Shimrat
Spotlight on Institutional Psychiatry Edited by Irit Shimrat
Phoenix Rising: The Voice of the Psychiatrized
Don Weitz Legacy Project
Lunatics Liberation Front web archive
Go Nuts!
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domenica 8 dicembre 2024
ONU - 1° Meeting, Consultazione sulla salute mentale e i diritti umani - Tina Minkowitz
photo: https://media.un.org/ |
Trascrizione e traduzione dell'intervento di Tina Minkowitz a cura di Erveda Sansi
http://webtv.un.org/ : al minuto 38:30 l'intervento di Tina Minkowitz
Grazie. Grazie Michelle e grazie per l'invito al meeting. Affronterò le due questioni allo stesso tempo, poiché nel mio intervento non posso veramente separarle. Quindi inizio a mettere in discussione l'impostazione di questo argomento. La salute mentale è un concetto controverso e vago, perché è collegato a giudizi sociali e interpersonali, su modi desiderabili e indesiderabili di essere nel mondo ed è collegato a regimi brutali di detenzione arbitraria e di tortura, che violano i diritti umani, e che sono radicati nella legge nazionale e nella pratica sociale. Questi regimi provengono dal Nord del mondo e vengono esportati attraverso il colonialismo e l'imperialismo al Sud del mondo, e violano i diritti umani ovunque. Non è possibile separare il concetto di salute mentale dalle pratiche, dagli atteggiamenti e dal personale, che sono associati a queste violazioni dei diritti umani.
sabato 7 dicembre 2024
giovedì 21 novembre 2024
martedì 19 novembre 2024
“SOCIALMENTE PERICOLOSO. La triste ma vera storia di un ergastolo bianco” di Luigi Gallini
c/o la Libreria COMUNARDI via San Francesco da Paola 6
presentazione del libro:
“SOCIALMENTE PERICOLOSO. La triste ma vera storia di un ergastolo bianco”
di Luigi Gallini, Contrabbandiera editrice
Una accorata denuncia sulla pericolosità sociale con la presenza di:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud (Pisa),
sabato 16 novembre 2024
sabato 2 novembre 2024
L'Assemblea Parlamentare Europea chiede l'eliminazione dell'art, 5.1 e che consente la detenzione per "malattia mentale" e altri gruppi "socialmente disadattati"
L'Assemblea Parlamentare Europea ha approvato il 24 maggio 2024 la Raccomandazione 2275, che chiede l'eliminazione dell'articolo 5.1e, il quale consente la detenzione basata su "malattia mentale" e altri gruppi "socialmente disadattati".
Porre fine alla detenzione di persone “socialmente disadattate”
Raccommandazione 2275 (2024)
Autore/i: Assemblea parlamentare
Origine: Testo adottato dalla Commissione permanente, a nome dell'Assemblea, il 24 maggio 2024 (vedi doc. 15983, relazione della Commissione per gli Affari Sociali, per la Salute e lo Sviluppo sostenibile, relatore: Stefan Schennach).
Il diritto alla libertà è tra i diritti umani uno dei più fondamentali. È garantito dall'articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (STE n. 5, “la Convenzione”). Tuttavia, la Convenzione prevede una limitazione del diritto alla libertà basata specificamente sull’incapacità mentale, sul consumo di droga o di alcol o sull’assenza di fissa dimora. La formulazione dell'articolo 5.1.e, presumibilmente ereditata dal movimento eugenetico, suggerisce che gli alienati, gli alcolisti, i tossicodipendenti, i vagabondi possano essere posti in detenzione regolare. Queste persone sono state qualificate come "socialmente disadattate", in passato anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo; un approccio considerato discriminatorio e stigmatizzante dalla comunità dei difensori dei dei diritti umani.
sabato 14 settembre 2024
giovedì 12 settembre 2024
Tina Minkowitz, intervento all' ONU - Comitato sui diritti delle persone con disabilità (CRPD)
Tina Minkowitz, intervento alla 744a sessione, 31a sessione, Comitato sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) - ONU
28 agosto 2024
Traduzione in Italiano dell'intervento a cura di Erveda Sansi
Grazie per avermi invitato a parlare.
Tratterò dell'abolizione della psichiatria coercitiva come parte della deistituzionalizzazione e di un nuovo modo di comprendere la crisi di una persona, che da senso a questo onere.
Il Comitato ha chiesto l'abolizione dei regimi di trattamento e di ospedalizzazione coercitivi nelle istituzioni della salute mentale, nel Commento generale nr. 1, nelle Linee Guida all'art. Nr 14, nel Commento generale n. 5 e nelle Linee guida sulla deistituzionalizzazione.
Le Linee guida sulla deistituzionalizzazione inseriscono questo obbligo in un contesto che richiede, tramite il settore della disabilità, strategie pianificate esaustive e indennizzi. È inaccettabile che qualsiasi strategia di deistituzionalizzazione statale, lasci fuori la consistente popolazione sottoposta alla psichiatria coercitiva. L'abolizione della psichiatria obbligatoria non richiede un maggiore sforzo di qualsiasi altra misura di deistituzionalizzazione, in termini di fattibilità, perché venga fornito supporto e inclusione nella comunità. La sfida è dovuta direttamente alla continua discriminazione e alla paura basate su stereotipi negativi. Nelle Linee guida il Comitato afferma che nessuno dovrebbe essere istituzionalizzato quando vive una crisi personale.
Tale crisi non è un problema che richiede cure mediche, né la persona dovrebbe essere trattata come un problema sociale da risolvere con un intervento coercitivo. Come possiamo allora capire la natura della crisi e di che tipo di supporto è necessario? Dobbiamo iniziare con il punto di vista della persona in questione. Io vivo una crisi quando sento che non c'è via d'uscita da un'esperienza di sofferenza o quando c'è una sfida che non posso affrontare usando gli strumenti e le risorse che ho. In quella situazione cerco aiuto o potrei sentirmi senza speranza e rinunciare a qualunque cosa ciò significhi per me. È essenziale comprendere che la crisi non significa che la persona manchi di capacità di azione o di consapevolezza. Ma piuttosto che ci serviamo di ciò che conosciamo e questo potrebbe non essere sufficiente.
In quel momento, sia il supporto consapevole di sè stessi che da parte degli altri, che rispetti la propria esperienza, può portare a una maggiore risolvibilità, se non a una risoluzione immediata. Non è facile ma è indispensabile. Senza l'autodeterminazione della persona, qualsiasi supporto o intervento è solo un atto a cui la persona deve reagire. E se viene sperimentato come ostile e aggressivo, tale intervento aumenta notevolmente la sofferenza, la disperazione e la sconfitta. La crisi può anche essere capita dal punto di vista sociale o interpersonale, come una situazione in cui qualcuno potrebbe essere preoccupato per me. Sto agendo in modi che gli altri non capiscono. La dimensione sociale e interpersonale della crisi deve essere affrontata nei suoi termini. Ci sono più partecipanti che hanno esigenze, punti di vista e interessi diversi. È essenziale riconoscere i sentimenti, le paure, i conflitti di interesse della persona che è preoccupata e, se si contatta la persona per cui ci preoccupa, si deve farlo rispettosamente come un invito, non come un intervento.
Credere che la preoccupazione, mentre ci si sente impotenti nell'alleviare il disagio dell'altra persona o nel correggere il suo comportamento disturbante, giustifichi una chiamata alle autorità di salute mentale o alla polizia per chiedere aiuto ha portato a disastri enumerabili diffusi in tutto il mondo. Queste sono le ingiustizie per le quali chiediamo risarcimenti, incluso garanzie di non ripetizione. Dobbiamo costruire nuovi sistemi e servizi di supporto, basati sulla solidarietà. Queste esistono su piccola scala in più parti del mondo, ma bisogna che diventino parte della vita quotidiana.
Ho menzionato molte di queste pratiche nel mio libro Reimaging Crisis Support. Ne scopro di nuove ogni volta. Infine, voglio riconoscere le sfide, poste dalla resistenza alle norme CRPD da parte di molti Stati Parte, nonché di alcuni meccanismi internazionali e regionali. Non dobbiamo arrenderci di fronte a queste sfide, ma continuare a combattere, poiché i sopravvissuti non hanno altra scelta che combattere per le proprie vite e la propria libertà. Grazie.
mercoledì 11 settembre 2024
La riduzione graduale degli psicofarmaci - Tapering Psychiatric Drugs - Mad in America
About five years into my career in the mental health field, I began to truly realize the depths of corruption involved in the pharmaceutical industry. My eyes were first opened during a clinical psychology internship at a local psychiatric hospital. I saw the revolving door at the hospital with people stabilizing and then returning again a month later, polypharmacy or people being over medicated to the point of being unable to participate in therapy, and people of color being more likely to be forcibly medicated. My supervisors at the time all considered this to be the system functioning properly, but I was aghast and disillusioned at the lack of healing that was happening in an inpatient setting.
My first job after graduate school was another eye-opening experience that almost prompted me to leave the field. I was a research coordinator for an inpatient hospital involved with clinical research trials bringing depression drugs to market. I was completely shocked at what I witnessed in the industry-sponsored research trials. I witnessed the rubber-stamped FDA approval process for experimental drugs that had adverse reactions or no efficacy, yet were still approved after only a three-month follow up study. I saw people being included that did not meet all inclusion criteria and vice versa with the exclusion criteria. I saw data being thrown out that should have been reported. I was sent to trainings in nice locations with all expenses paid to learn how to do the “industry sponsored version” of the scientific method; their version was vastly different than the scientific method I was trained in at university level neuroscience labs.
The discrepancies, deceptions, and greed were hard for me to come to terms with and it inspired me to go into the field of therapy in order to offer holistic alternatives to traditional treatments. The internal friction within me between what I was taught (or indoctrinated into believing) in graduate school versus what I witnessed in the field encouraged me to learn alternatives to the mainstream psychotherapy treatments.